Umore: prato rovinato, un Genferei indegno del Servette

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Il campo dello stadio del Ginevra (qui a fine ottobre), installato nell’estate del 2023, si presenta già molto brutto.

BASTIEN GALLAY / GALLAYFOTO

C’è da credere che lo Stade de Genève, già in pessime condizioni quando fu inaugurato nel 2003, resta per sempre maledetto. Regolarmente, a intervalli troppo frequenti, è la sua copertura – cioè il suo prato, o meglio ciò che ne prende il posto perché troppo spesso indegno – a porre ogni volta un problema e una miseria per i diversi soggetti interessati. Quando non fa veramente male agli occhi degli spettatori stessi…

Perché è una triste realtà dalla quale Servette non sa come liberarsi: vittima lo scorso luglio di quello che ormai dovremmo definire il suo “tradizionale” attacco di funghi fungicidi (un male che ha colpito anche altre tappe di tutta Europa), il Il “nuovo” prato Praille, anche se installato nell’estate del 2023, si presenta già molto brutto. Quando all’inizio di settembre la Svizzera ricevette la Spagna, in alcuni punti dovette addirittura ridipingerla per creare un’illusione. Oggi, tra zolle divelte, zone giallastre e insufficiente radicamento del tessuto erboso, questo non basta più a mantenere le apparenze.

Promesse non mantenute

Tutto ciò non è una novità. Cosa resta del famoso rivestimento ibrido, presentato come la Rolls-Royce dei prati quando fu installato nell’estate del 2016? Promesse non mantenute, spazzate via dalla realtà. Non si contano più le volte in cui si è già dovuto sostituire il (più o meno) tappeto verde: vi lasciamo immaginare ogni volta i costi che questo comporta. Questo è diventato così ricorrente che queste storie di erba maledetta si sono trasformate in brutti schizzi. Un altro Genferei alla fine del lago, che rischia di far vergognare i responsabili.

C’è chi se ne prende gioco e chi, alla lunga, tutto questo circo dà fastidio prodigiosamente. Sì, tutta questa baraonda dura già da troppo tempo. Come può una città come Ginevra, in senso lato, non offrire alla sua squadra di punta un vero e proprio campo da calcio come se ne vedono un po’ ovunque, anche in Svizzera? Imporre uno strumento di lavoro così mediocre a coloro (e talvolta a coloro) che dovrebbero esercitare lì la propria professione significa prendersi gioco del mondo, e incidentalmente del pubblico.

Nello spettacolo di questa struggente telenovela, niente va mai per il verso giusto; per questo maledetto prato dobbiamo costantemente immaginare nuovi rimedi, se non addirittura cambiarli, cosa che è già avvenuta in più occasioni. Tutto ciò non è normale: la vera domanda è perché questo problema continua a ripresentarsi senza che venga trovata una soluzione duratura.

La Fondazione Stade de Genève, responsabile dei costi, e il Servette FC, il suo gestore, stanno davvero facendo tutto il possibile per trovare un terreno comune? Condividono lo stesso desiderio di coccolare il prato della discordia, anche a costo di pagarne il prezzo? Considerato il risultato visivo, c’è motivo di dubitarne.

Lamentele dei residenti della zona

A Ginevra, la malattia endemica di cui soffre il prato della Praille è ulteriormente accentuata dal suo sfruttamento intensivo. Tra i giocatori di Thomas Häberli, le ragazze del Servette Chênois, le partite internazionali – qui quest’autunno ha giocato la Svizzera sia maschile che femminile -, a volte il rugby, altri eventi unici, lì non smettiamo mai di sgomitare. Ciò non lascia tregua alla rigenerazione del territorio.

Per uscire dall’impasse e migliorare ciò che può essere migliorato, gli specialisti chiamati al suo capezzale sostengono l’uso della terapia della luce. Doppio problema: secondo Tribuna di Ginevrai residenti locali si sono lamentati dell’inquinamento luminoso che ciò provoca durante la notte ed è costoso.

In un momento in cui la situazione non fa altro che peggiorare, Servette si trova ora di fronte a un bivio: sapendo che il mantenimento di un prato naturale ha un prezzo, non dovremmo decidere di passare a una copertura sintetica di nuova generazione? Questo comporta sicuramente dei vantaggi pratici ma soprattutto tanti svantaggi come quello di non poter più accogliere la Nazionale e le altre nazioni a Ginevra.

Un tavolo da “biliardo” a Vessy

Ecco il Servette condannato a giocare sul suo “campo di patate”, assolutamente indegno di quanto si ha il diritto di aspettarsi da una società del suo calibro. Unico miglioramento nell’oscurità: continuando la sua transumanza in riva al lago, il club “granato” si è recentemente trasferito a Vessy dove potrà allenarsi su un nuovissimo prato “cucito” – un prato rinforzato mediante l’iniezione di microfibre sintetiche nel mezzo i fili d’erba naturale. Opera interamente finanziata dal Cantone per una cifra pari a 8 milioni di franchi.

Per il momento questo “biliardo” è impeccabile e terribilmente bello. Resta da vedere, anche qui, quanto durerà ancora…

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