Dopo essere stato uno dei primi giocatori a reagire alla vicenda Jannik Sinner, chiedendone la sospensione come tutti gli altri, Lucas Pouille ne ha recentemente parlato di nuovo durante un’intervista ai colleghi di Tennis Attivo.
Mentre l’Agenzia mondiale antidoping (WADA) ha deciso di ricorrere al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) su questo caso, il francese ha ritenuto che esistesse una sorta di doppio standard se confrontiamo il caso dell’italiano con quello di altri giocatori direttamente squalificati, come ad esempio lo svedese Mikael Ymer.
“Quando prendo un giocatore come Mikael Ymer, squalificato per due anni per tre no-show… Per spiegare cos’è un no-show, non è un rifiuto di fare un test, è dire che siamo fuori concorso quando siamo in concorso, perché abbiamo compilato male i documenti, o ci siamo dimenticati di cambiare indirizzo perché viaggiamo ogni settimana. Nonostante tutto, veniamo controllati 20-25 volte l’anno. Ymer ha impiegato due anni. Per me questo non è normale. Non conosco la vicenda Sinner come le mie tasche. Non ho letto né guardato tutto quindi non posso sapere tutto ma quello che so è che i giocatori recentemente sorpresi per doping si sono sempre dichiarati non colpevoli ma sono stati comunque sospesi per molti mesi. Apparentemente Sinner capì immediatamente da dove proveniva. Quello che trovo strano è che un fisioterapista suggerisca di usare una crema del genere quando sei il fisioterapista del numero 1 del mondo. Questa è la cosa più sorprendente per me. »
Pubblicato sabato 5 ottobre 2024 alle 13:24
