Martedì, quindici-venti rappresentanti della Procura finanziaria nazionale (PNF) hanno perquisito la LFP, i locali del fondo d'investimento CVC e l'abitazione di Vincent Labrune nelle Bocche del Rodano, riferisce La squadra. Il quotidiano ricorda che alla fine del 2023 era stata presentata una denuncia da una piccola associazione anticorruzione, che si chiedeva come la LFP potesse trasferire definitivamente i diritti commerciali al calcio francese, quando era solo un subdelegato del servizio pubblico. Il dossier catturò l'attenzione del PNF.
La squadra ricorda la conclusione delle audizioni effettuate dai senatori, che mettevano in dubbio la durata illimitata del partenariato, nonché i loro sospetti nei confronti dei dirigenti della LFP, che avrebbero avuto “oggettivamente un interesse personale a scegliere di avvalersi di una soluzione basata al 100% sulla raccolta di capitali, tenendo conto dei rilevanti bonus ricevuti a seguito del successo dell’operazione”. L'indagine preliminare del PNF si sarebbe così estesa anche ad atti di corruzione attiva e passiva, e soprattutto ad interessi illeciti. Vincent Labrune aveva interesse a promuovere la soluzione del capitale di rischio? si chiedono i media. Se è così, rischia molto.
Il quotidiano precisa inoltre che era stata prevista una dotazione di 37,5 milioni di euro per le spese dell'operazione, per remunerare gli attori che hanno preso parte all'operazione (lo studio legale Darrois, le banche Lazard e Centerview). Quest'ultimo però avrebbe rinunciato a parte della busta per versare 8,5 milioni di bonus ai vertici della Lega. Una decisione che solleva interrogativi. Vincent Labrune assicura di averlo fatto convalidare dal consiglio di amministrazione della LFP.
La LFP precisa, da parte sua, che collabora con il sistema giudiziario, “guidati da un profondo impegno per il calcio francese, nel pieno rispetto delle regole in vigore”.
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