Par
Lauren Fertin
Pubblicato il
21 gennaio 2025 alle 18:11
Era un lungo viaggio, impegnativo, ma decisamente uniti. Maxime Le Direach, direttore locale dell’emergenza e del primo soccorso dell’unità locale della Croce Rossa francese a Rennes, si è recato a Mayotte per aiutare le vittime del ciclone Chido. Partito per due settimane poco prima delle vacanze di Natale, portava con sé la speranza di poter aiutare, come meglio poteva, chi era nel bisogno. Tornato sull’asfalto, racconta come lui e la sua squadra hanno affrontato la sfida mancanza di sonno, emergenza sanitaria et lo spettacolo “desolato” dei paesaggi frantumati.
“Abbiamo la sensazione che qualcosa non va”
“Quando arriviamo all’aeroporto, sentiamo che qualcosa non va”, ricorda Maxime, che si è imbarcato con noi una cinquantina di persone, il 21 dicembre, sette giorni dopo l’arrivo del ciclone.
Non esiste più una torre di controllo. In lontananza si vedono i magazzini che non hanno più il tetto. Nei parcheggi i finestrini delle auto sono rotti. Gli alberi sono sdraiati.
Maxime e gli altri volontari, di passaggio per l’Isola della Riunione, si sono uniti ad un primo gruppo di volontari già presenti sul posto, Mamoudzoula capitale di Mayotte. Nella prevenzioneI dirigenti tecnici e operativi sono stati inviati due giorni prima dell’arrivo del ciclone per gestire le prime emergenze. In totale sono stati 70 i volontari che sono accorsi in aiuto delle vittime alla fine di dicembre.
Un lavoro titanico
Un sarebbe, sciupare accumulandosi sulle strade. Molti assi bloccati sono stati eliminati. “Era una scena di desolazione”, sussurra Maxime.
Giunti sul posto i volontari vengono accolti un collegio parzialmente riabilitato, che poi costituisce le strade di base della Croce Rossa francese.
Maxime ha un ruolo ben definito. “In realtà non sono andato in campo, perché l’avevo fatto un posto di comando“, spiega la volontaria 31enne. In qualità di “Capo PC”, Maxime gestisce le operazioni delle squadre a diretto contatto con la popolazione.
In questo tipo di contesto è necessaria un’organizzazione chiara per stabilire una strategia.
Logistica, cibo, collegamenti radio e telefonici… Maxime ha avuto un ruolo coordinatore. Un lavoro titanico: “Abbiamo dormito poco”, sorride.
“Molti avevano tagli ai piedi”
IL esigenze sono infatti molti. “Abbiamo soddisfatto i bisogni primari”, afferma Maxime. “Vale a dire, dare accesso a cibo, A cura, ha acqua…”
Il principale problema sanitario riscontrato dalla popolazione – soprattutto nei bangas, cioè nelle baraccopoli – sono state le piaghe ai piedi. Molti camminano a piedi nudi e hanno subito tagli a causa delle lamiere che ricoprivano il terreno.
Senza cellulari né elettricità, i volontari si sono messi ad aiutare le vittime alla ricerca dei propri cari – grazie all’aiuto di una squadra già presente sulla scena.
Senza dimenticare assistenza psicologica. Il ciclone Chido ha infatti spazzato via gran parte dei bangas sul suo cammino… Le popolazioni sono disarmate, scioccate, hanno bisogno insomma di essere ascoltate.
Punti acqua potabile
Dopo aver individuato le fonti idriche, mediante un sistema di filtraggio e in accordo con l’ARS (Agenzia Regionale Sanitaria), sono stati realizzati, da squadre specializzate, due punti di acqua potabile. I punti d’acqua si trovano non lontano da Mamoudzou e nel nord dell’arcipelago.
“L’aspetto umanitario mi è esploso in faccia”
Ritornando in Francia il 1 gennaio, Maxime profondamente segnato dalla sua missione a Mayotte. Da un lato, da la capacità di riprendersi del popolo Mahorais.
Sono persone molto resistenti. Alcuni di loro, colpiti dal ciclone, ci hanno aiutato a sostenere le altre vittime.
D’altra parte, da supporto inesauribile et lavoro di squadra volontari della Croce Rossa francese.
I principi fondamentali della Croce Rossa sono sette: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità. Durante questa missione, il lato umano si è aperto davanti a me e mi è esploso in faccia.
Prima di lasciare l’arcipelago, la popolazione era già impegnata nella ricostruzione delle bangas. “Quando me ne sono andato”, ricorda Maxime, “la natura cominciava a riprendersi i suoi diritti. Tornerò. È un posto assolutamente sontuoso. »
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