E se le tue emozioni potessero trasformare la tua pelle? Questa è una delle promesse della neurocosmetica, che mira a reinventare la tua routine di bellezza…
Sentirsi bene dentro e fuori, come diceva lo slogan. Il settore della bellezza non è escluso quando si tratta di offrire prodotti che non solo si prendono cura della pelle, ma anche aumentano il benessere. Là neurocosmetici va ancora oltre. Si basa su un’idea: la pelle e il cervello, originati dallo stesso strato embrionale – l’ectoderma – mantengono un dialogo costante. Questo collegamento è scientificamente provato: la pelle contiene neurotrasmettitori e recettori che partecipano a processi come l’infiammazione, le cicatrici e persino la pigmentazione. Lo stress, ad esempio, innesca il rilascio di cortisolo, che può peggiorare le imperfezioni e accelerare l’invecchiamento della pelle. Al contrario, i momenti di benessere aumentano i livelli di β-endorfine, donando luminosità ed elasticità alla pelle.
Ma fino a che punto può arrivare questo collegamento? La neurocosmesi non si limita a enfatizzare questo rapporto: pretende di manipolarlo utilizzando “neuroingredienti”, “neurofragranze” e “neurotrame” che dovrebbero influenzare le emozioni e migliorare l’aspetto della pelle. L’idea solleva interrogativi sulle sue basi scientifiche: possiamo davvero influenzare le emozioni applicando un prodotto sulla pelle? E se sì, in che misura?
Faccia a faccia con le tue emozioni
In un piovoso lunedì mattina ci siamo diretti all’istituto NEUR|AÉ, un nuovo gioiello del gruppo Sisley che ha dedicato gli ultimi dieci anni allo sviluppo di questo progetto, situato nel cuore di Parigi. Il luogo si presenta come un tempio del benessere dove tecnologia e bellezza si fondono. L’atmosfera è luminosa, raffinata e ogni spazio sembra pensato per favorire una sensazione di serenità: terminali per la diagnostica personalizzata, uno spazio per laboratori (yoga facciale, meditazione, ecc.) e, naturalmente, una cabina dedicata alla l’Emotion Xplorer. È qui che si svolgerà il rituale di bellezza di punta del brand, in compagnia di un advisor.
Iniziamo con una diagnosi personalizzata utilizzando una fascia sensore progettata in collaborazione con la start-up Mentalista. Questo dispositivo dovrebbe misurare l’attività cerebrale in tempo reale e monitorare l’evoluzione delle emozioni durante il trattamento. La sua voce dolcissima mi chiede: “Più energia, serenità o gioia? “. Ammetto che, visto il contesto attuale, mi sarebbe piaciuto un mix dei tre! Ma no, devi scegliere. Alla fine mi sono detto che un po’ di energia non mi avrebbe fatto male.
Il trattamento inizia con l’applicazione di un siero arricchito con neuromodulatori, seguito da un massaggio con una crema adattata alle mie esigenze emotive. La texture, gradevole e setosa, e la delicata fragranza contribuiscono ad un innegabile momento di relax. Per una decina di minuti mi lascio trasportare e sento la tensione svanire dal mio viso. Alla fine, su uno schermo viene visualizzato un grafico in cui vediamo l’evoluzione delle mie emozioni: il mio fiore emozionale si sviluppa con picchi verdi e blu, associati alla ritrovata energia e alla ritrovata serenità. E la cosa più sorprendente: la pelle appare visibilmente più luminosa e levigata. Il famoso incandescenza.
Un’innovazione alle frontiere della scienza e del benessere
Uno degli assi della neurocosmetica risiede nella sinergia che instaura tra scienza, emozioni e sensorialità. Le texture dei prodotti, i profumi e persino la temperatura di applicazione sono progettati per suscitare risposte tattili e olfattive specifiche. Una crema fredda e tonificante può stimolare, mentre un balsamo cremoso e riscaldante dona conforto.
Ma questi effetti sono davvero legati ai “neuroingredienti” o semplicemente al rituale stesso? La scienza ha dimostrato che il tocco e le routine ripetute, come una routine di bellezza mattutina o notturna, hanno un effetto calmante sul sistema nervoso. Ciò potrebbe bastare a spiegare i benefici sperimentati, senza bisogno di invocare assetti rivoluzionari. Inoltre, le affermazioni dei neurocosmetici, sebbene promettenti, mancano ancora di prove concrete. Se il legame pelle-cervello è un ambito di ricerca affascinante, gli studi sulla reale efficacia di questi prodotti restano limitati. I meccanismi d’azione dei neuromodulatori applicati localmente, ad esempio, sono ancora poco conosciuti.
La neurocosmesi fa parte di una tendenza di fondo: l’integrazione della dimensione emotiva nella cura della pelle. Risponde a un bisogno crescente di benessere generale, dove estetica e salute mentale non sono più dissociate. Ma questo approccio, ancora emergente, oscilla tra i progressi tecnologici e la narrazione sofisticata. Dovremmo però liquidarla come una semplice tendenza di marketing? Non necessariamente. Questa disciplina potrebbe essere all’origine di nuovi modi di concepire la cura, dove il benessere emotivo e l’aspetto fisico sono trattati nel loro insieme. Ma affinché questa promessa possa essere mantenuta a lungo termine (e per tutti?), dovrà basarsi su studi più approfonditi sui meccanismi in atto.