Secondo Santé Publique France, l’infezione da virus respiratorio sinciziale mette ogni anno in Francia decine di migliaia di bambini in ospedale, sia per visite al pronto soccorso che per ricoveri ospedalieri. Circa 5.000 bambini vanno addirittura in terapia intensiva o addirittura in terapia intensiva.
Dall’anno scorso, un farmaco, il nirsevimab (Beyfortus), ha permesso di proteggere meglio i neonati e i neonati contro questo virus che può causare bronchiolite acuta. Nel 2023 sono state fornite 250.000 dosi di vaccino dai laboratori AstraZeneca e Sanofi. Il farmaco è stato rimborsato al 100%. Secondo l’Istituto Pasteur, le iniezioni hanno contribuito a evitare 5.800 ricoveri di bambini. Secondo l’Alta Autorità sanitaria, il vaccino garantisce la massima protezione al neonato, sei giorni dopo l’iniezione, che dura almeno cinque mesi.
600.000 dosi per tutti i bambini nel 2024
Quest’anno sono state rese disponibili 600.000 dosi. L’anticorpo è teoricamente disponibile per tutti i bambini nati nel 2024. Problema: viene rimborsato solo al 30%, mentre le autorità pubbliche contano sul fatto che il 95% delle famiglie sarebbe coperto dalla mutua. La realtà si rivela più complicata e molti genitori si trovano a dover affrontare spese vive, che possono arrivare fino a 300 euro.
Se l’assicurazione sanitaria ha ridotto il rimborso del farmaco è perché l’Alta Autorità della Sanità ha ritenuto “minore” il miglioramento della prestazione medica resa. Abbastanza da far saltare diverse società scientifiche della comunità medica, come la Società francese di pediatria, che sperano che il Ministero della Salute arbitro per il rimborso del 100%. Ritengono che “limitando l’accesso a questa innovazione terapeutica penalizziamo le famiglie più povere e allarghiamo ulteriormente le disuguaglianze socio-sanitarie che già preoccupano nel nostro Paese”.
Una delegazione al ministero questo 27 novembre
Christèle Gras-Le Guen è portavoce della Società Pediatrica Francese. Faceva parte di una delegazione, ricevuta questo mercoledì, 27 novembre, dai consiglieri del Ministro della Salute e dell’Accesso alle cure. “Per i bambini immunizzati quest’inverno nel reparto maternità, l’assistenza è completa, fa parte del pacchetto ospedaliero. Le famiglie che non ne beneficiano sistematicamente sono quelle che si recano in farmacia per acquistare il prodotto perché i bambini sono nati prima di settembre, prima che il prodotto sia disponibile nei reparti maternità. Questo non è accettabile”, intende.
Colei che è anche a capo del Centro femminile infantile-adolescente e delle emergenze pediatriche dell’Ospedale universitario di Nantes teme, con i suoi colleghi mobilitati, che il vaccino non sarà più disponibile negli ospedali nell’autunno del 2025. “Sarebbe una grave perdita di opportunità per molti bambini. Nel reparto maternità del CHU siamo riusciti a liberare tempo affinché un’ostetrica si occupasse solo di informare le famiglie e vaccinare i bambini. Siamo il 97% dei bambini vaccinati prima della partenza”, assicura.
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