Aurélie Namur presenta la sua nuova creazione “Benvenuti altrove, Frammenti di gioventù ispirata” al teatro Jean Vilar. In esso, Sara rompe con coloro che la circondano e abbraccia un impegno ambientalista radicale. Uno sguardo ai giovani confrontati con un mondo che non vogliono.
Canguri morti nei grandi incendi che hanno colpito l’Australia. Così inizia l’ultima creazione di Aurélie Namur: Benvenuto altrovesottotitolato Frammenti di una giovinezza ispirata. Questa precisione ha il suo pieno significato perché l’ispirazione è germinata quando l’autrice, l’attrice e la regista “si è trovata faccia a faccia con le proteste sul clima” ci dice. “Già non è facile essere adolescente, ma qui ho trovato incredibile dimostrare di avere un futuro realizzabile”. Poi ha visto questi giovani che parlavano della fine del mondo, di tanti argomenti, ma con allegria. Con questo ricorda un momento in cui Sarkozy e altri leader politici non trovarono di meglio che ridere delle proposte di Greta Thunberg, la giovane attivista per il clima, figura di un’intera generazione. Da lì la voglia di lavorare sulle parole di questi giovani che non si sentono a proprio agio nel mondo così com’è. “Volevo fare qualcosa con l’allegria che hanno, anche se questa allegria non è completamente mia” confida Aurélie Namur. “Fa davvero parte del teatro contemporaneo pensare e scrivere fiction su temi che si muovono a tutta velocità e sui quali non abbiamo molta prospettiva”. Ma è meglio non essere scettici sul clima.
Un’eroina invisibile
Seguiamo così il percorso di Sara che, un anno dopo aver visto questi canguri in fiamme, ha deciso di scappare. Per misurare la sua ricerca, non abbiamo scelta. L’adolescente non apparirà mai. Si tratta di una decisione radicale e sicura di Aurélie Namur che ci permetterà di immaginare come potrà essere questa giovane ragazza. È attraverso il racconto di sua madre, dei suoi compagni o dei suoi amori che avremo le tracce da lei lasciate. “Coloro che sono rimasti e l’hanno amata sentono la sua mancanza, così tanto che li costringe a parlare.” spiega Aurélie Namur. Sara è una sorta di Cassandra, un’eroina di cui vedremo delinearsi i contorni. “Qualcuno che manca è uno strumento fantastico di poeticizzazione, perché ci permette di lasciare alle spalle il realismo” sottolinea il regista che non fa dello spettacolo una sintesi di attivismo ecologico.
Uno spettacolo partecipativo
Tre momenti compongono il racconto di questo viaggio come se fosse una telenovela. Ad accompagnare le parole, musica dal vivo basata sulle percussioni. C’è anche un intermezzo che funge da performance con i giovani che salgono sul palco, il che rende Benvenuto altroveuno spettacolo partecipativo, nel filone del teatro che Aurélie Namur vuole difendere. “Rappresenta tutta la gioventù, nelle sue potenzialità, nelle sue differenze ma anche in una forma di goffaggine e di furore” conclude l’attrice.
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