Il fumo resta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Infatti, nei fumatori il rischio di ictus ischemico è raddoppiato e il rischio di infarto miocardico è triplicato.
“In Francia, ogni anno più di 250.000 ricoveri ospedalieri e 17.000 decessi per malattie cardiovascolari sono direttamente attribuibili al fumo”, osserva Public Health France.
Smettere di fumare è quindi fondamentale. Ma il rischio cardiovascolare non scompare dall’oggi al domani. Quanto tempo ci vuole per raggiungere il livello dei non fumatori?
Per scoprirlo, i ricercatori dell’Ansan Hospital della Korea University (Corea del Sud) hanno utilizzato il database dell’assicurazione sanitaria nazionale coreana per un periodo dal 2006 al 2019.
Questi sono i dati di più di 5 milioni di persone. Lo studio ha seguito tre gruppi distinti: fumatori attivi (15,8%), ex fumatori (1,9%) e non fumatori (82,2%).
Dai 10 ai… 25 anni
Risultato: gli ex fumatori che hanno fumato un pacchetto al giorno per meno di 8 anni hanno sperimentato una significativa riduzione del rischio di malattie cardiovascolari entro 10 anni, raggiungendo alla fine un livello simile a quello dei non fumatori.
D’altra parte, per chi fumava da più di otto anni, è stato necessario attendere più di 25 anni perché il rischio residuo di malattie cardiovascolari scomparisse.
Leggendo questi risultati emergono due osservazioni:
1. l’importanza di smettere di fumare precocemente per limitare l’accumulo di rischi cardiovascolari a lungo termine.
2. L’importanza, per gli operatori sanitari, di considerare coloro che fumano più di un pacchetto al giorno da più di 8 anni come aventi un rischio cardiovascolare equivalente a quello dei fumatori ancora attivi. E questo per una cura ottimale.
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