Cancro del colon-retto: cosa accadrebbe se i biologi distribuissero anche kit di screening?

Cancro del colon-retto: cosa accadrebbe se i biologi distribuissero anche kit di screening?
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Il cancro del colon-retto è il 2e causa di morte per cancro in Francia: 3° tumore più comune negli uomini (dopo quello della prostata e del polmone) e 2° nelle donne (dopo il seno).

Individuato precocemente, può essere curato in 9 casi su 10. Infatti, in oltre l’80% dei casi, si presenta come un tumore benigno che evolverà lentamente prima di diventare canceroso. Lo screening gioca quindi un ruolo essenziale.

Proiezione organizzata

Lo screening organizzato è rivolto alle persone di età compresa tra 50 e 74 anni. Ogni 2 anni viene loro inviato un invito via posta. In pratica si tratta di prelevare a casa un campione di feci utilizzando un “kit di screening”, che poi verrà rispedito via posta per essere analizzato. Il risultato del test è solitamente disponibile entro 15 giorni. Nel 96% dei casi il test non rileva nulla di anomalo. Il test può essere ottenuto senza prescrizione medica online, sul sito MONKIT.dépistage-colorectal.fr, da un medico o subito in farmacia.

Se il test è positivo, è necessario eseguire una colonscopia il prima possibile. In caso di polipi (lesioni precancerose benigne, questi vengono generalmente rimossi durante la colonscopia). La diagnosi di cancro viene diagnosticata formalmente solo dopo la biopsia.

Bassa partecipazione

Secondo i dati di Public Health France, solo il 35% delle persone target ha completato il test di screening nel periodo 2021-2022, una cifra stabile ben al di sotto degli obiettivi dei programmi europei fissati al 65%. La partecipazione, in lieve aumento, è maggiore tra le donne (35,2%) che tra gli uomini (33,2%). Questo tasso basso si spiega in particolare con un ostacolo culturale e pratico poiché richiede la raccolta delle feci del paziente…

E i biologi in tutto questo?

Perché i biologi, che sono medici e farmacisti, accessibili senza appuntamento su tutto il territorio nazionale, non distribuiscono kit di screening? È la questione che si pone la SNMB (Unione nazionale biologi medici).

In un comunicato stampa del 25 marzo, il suo presidente Jean-Claude Azoulay spiega quanto segue: “È essenziale facilitare l’accesso allo screening del cancro del colon-retto, in un contesto in cui la Francia è in ritardo, il che è dannoso per la salute dei nostri concittadini. I biologi sono ben posizionati per contribuire a questo sforzo nazionale: accolgono ogni giorno più di 500.000 pazienti in laboratori distribuiti su tutto il territorio nazionale e accessibili senza appuntamento né connessione telematica”.

La SNMB chiede quindi alle autorità pubbliche di coinvolgere i biologi nello sforzo di prevenzione nazionale autorizzando la consegna di kit nei laboratori cittadini, come fanno, ad esempio, i loro colleghi delle farmacie comunali.

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