niente gol in Belgio, Thiago Motta ai playoff e un secondo turno lontano. Commento in diretta della partita

niente gol in Belgio, Thiago Motta ai playoff e un secondo turno lontano. Commento in diretta della partita
niente gol in Belgio, Thiago Motta ai playoff e un secondo turno lontano. Commento in diretta della partita
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Il passo indietro della Juventus: solo possesso palla, mai aggressione

(Massimiliano Nerozzi, inviato a Bruges) Terminata una partita da minimo sindacale – tra un primo tempo di gruppo indolente e un secondo tempo con almeno qualche velleità da Paradiso – la Juve si ritrova con due consolazioni: il tepore degli spogliatoi, dopo il freddo della serata, e il sorteggio quale garantisce i playoff, festeggiati dal club con un tweete lascia briciole di speranza (molto inetta, intorno al 6 per cento) di passare direttamente agli ottavi. Morale: a livello di gioco, e di convinzione, un fare un passo indietro rispetto alla notte contro il Milan.

Come in un film mal realizzato, a Madama è mancata la sceneggiatura: cioè le aperture satellite di Locatelli – peraltro tra le più positive, per posizione e opposizione – e i passaggi filtranti di Douglas Luiz, uno che ha visione ma non sempre precisione. E un Koop da disperso nella (non) azione. Peggio della noia del primo tempo, solo il freddo (temperatura percepita, meno 3). Tanto che per decifrare i primi 45 minuti, e quella Juve, non serve nemmeno la verifica: un tiro da fuori e zero occasioni. Insomma, una squadra senza pressing, personalità e, soprattutto, pressing. Altro atteggiamento, rispetto alla sfida col Diavolo. Davanti a un Bruges molto meno bello e attraente della città, i bianconeri non hanno offerto altro che un esercizio scolastico di possesso palla, con il consueto decreto di sequestro (60 per cento). La stessa cosa è riemersa difficoltà ad attaccare squadre chiuse, con una difesa nemica mai mossa da una circolazione lenta e prevedibile, spesso lungo percorsi verticali.

Mentre i pochi cambi di gioco verso la fascia debole sono stati anestetizzati da ali che non si sono mai trovate nell’uno contro uno. Una considerazione ben riassunta dalla gesticolazione animata di Thiago Motta con Weah, mentre la squadra riemergeva dagli spogliatoi per la ripresa: come a dire “dai, diamoci una mossa”. Per non parlare dell’imprecisione in alcuni supporti e in certe ricezioni, che sono molto più che semplici dettagli. Del resto, come ripeteva il grande José Altafini, «il controllo è la cosa più importante nel gioco del calcio».

Thiago si è presentato con un 4-3-3 dall’assetto molto variabile, sul modello già visto sabato sera: Locatelli si è spesso inserito tra i due difensori centrali, marcando il centravanti avversario (come già accaduto con Abraham), e poi si riavvia l’azione: Kalulu e Gatti restano aggressivi in ​​marcatura; e si alzano Cambiaso e Savona. Gli ultimi due, senza grandi risultati. Riprese subito con un brivido: Di Gregorio, after a dribblesbaglia un sostegno in uscita e Jutglà manda a lato. Tre minuti più tardi Nico respinge un gol, sbagliando la deviazione su un gran pallone di Mbangula. Più errori, più emozioni. Thiago cambia trazione sull’esterno: esterno Bene (uno dei peggiori) e Tuono (uno dei migliori, mah). Esce qualche bollicina, sulle croci di Nico, ma mai un bicchiere di champagne.
Sullo sfondo bolle la ristorazione di mercato, con Cristiano Giuntoli impegnato tra gli scaffali dei difensori: trattativa aperta con il Chelsea per il prestito di Renato Veiga21 anni, centrale sinistro (e terzino). Cancellato il tabellone delle partenze: «Con tutta onestà – ha spiegato ieri il direttore tecnico – non vogliamo fare mercato in uscita. Questa è la nostra volontà e tale rimane”. Oggi dovrebbe essere il giorno di Prima classe: servirà, forse già sabato, a Napoli.

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