Quando Michel Barnier salirà sul podio dell'Assemblea nazionale questo lunedì 2 dicembre, sa che il suo destino è segnato. “Questo è il tuo ultimo discorso”l'apostrofo di un deputato ribelle alla sua sinistra. Nonostante le trattative finali della mattinata, la residente di Matignon non è riuscita a ottenere da Marine Le Pen l'impegno a non censurare l'esecutivo sulla legge di finanziamento della Previdenza Sociale (PLFSS). Rendendo inevitabile la caduta del suo governo. In un ultimo tentativo, rivolto soprattutto agli eletti del Raggruppamento Nazionale, e senza crederci veramente, il capo del governo implora i deputati di “non privilegiare i propri interessi particolari rispetto a quelli della nazione”.
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Dall’altra parte dell’emiciclo, Marine Le Pen osserva, impassibile, con il viso chiuso e le braccia incrociate. Pochi minuti prima aveva informato le sue truppe che avrebbe cercato la censura del governo. E quando Michel Barnier si siede sul banco dei ministri, dopo aver annunciato l'entrata in vigore dell'articolo 49.3 della Costituzione sul PLFSS, i deputati della “base comune” mostrano uno sguardo sconfitto. Diversi funzionari eletti si prendono il tempo per venire a salutare il Primo Ministro. La presidente dell'Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, scende dal trespolo per conversare a lungo con il capo del governo. L’ex negoziatore della Brexit ha appena mangiato la polvere.
Gioco di poker bugiardo
Fino alla fine, gli scambi tra Matignon e il leader dell’estrema destra sono inciampati sulla deindicizzazione delle pensioni, una “linea rossa” della RN, sulla quale Barnier non intendeva tornare. E nonostante la concessione definitiva sulla cancellazione dei medicinali dalla lista, il capo del governo non è riuscito a cambiare l'opinione di Marine Le Pen, che negli ultimi giorni ha continuato ad aumentare la pressione sul governo. A fine mattinata toni marziali del presidente della Rn Jordan Bardella – governo Barnier “non posso vivere” – ha lasciato pochi dubbi sull’esito dei dibattiti.
E questa è tutta la strategia di Michel Barnier che ha scommesso sulla neutralità benevola di una RN desiderosa di guadagnare credibilità in vista delle prossime presidenziali per sfuggire alla censura, crollata in poche ore. “Voleva giocare a poker bugiardo con Marine Le Pen, ma alla fine è stato lui ad avere la mano perdente”scherza un deputato di Liot. “Il problema con un ricattatore è che non sai mai dove si fermerà”aveva già avvertito qualche settimana fa un membro della maggioranza, preoccupato per la piega presa dal dibattito sul bilancio. Nelle navate dell'Assemblea, l'assenza di numerosi deputati di Modem e LR non ha mancato di sollevare interrogativi questo martedì. “Alcuni non ci credono più”, lascia sfuggire un funzionario eletto.
E adesso?
In una folla indescrivibile, i deputati si sono precipitati nella Sala delle Quattro Colonne, per cercare di decifrare lo sconvolgimento finale di un'Assemblea nazionale, resa eruttiva dallo scioglimento del giugno scorso. Poco dopo le 16, Marine Le Pen è arrivata circondata dai suoi principali luogotenenti, per confermare che avrebbe votato per censurare il governo da qualunque parte provenisse, compresa la sinistra. Sollevando così gli ultimi interrogativi sulla sorte di Michel Barnier. Il leader dell'estrema destra ha colto l'occasione per aumentare la pressione su Emmanuel Macron: “La nostra Costituzione è chiara: quando c’è una grave crisi politica, il Presidente della Repubblica ha tre possibilità: rimpasto, scioglimento e dimissioni. »
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La sinistra sta già guardando all’era post-censura e alla nomina di un nuovo Primo Ministro. Ma quale? Per la presidente del gruppo LFI Mathilde Panot, resta Lucie Castets “ovviamente il nostro candidato”. Il boss del PS Olivier Faure, prende la parola: “Hai l’arte di porre domande che non sono all’ordine del giorno. » Nelle scorse settimane, il presidente dei deputati socialisti Boris Vallaud ha messo sul tavolo una nuova proposta: la negoziazione di un accordo di “non censura” tra i deputati macronisti e la sinistra, per consentire a un primo ministro del Nuovo Fronte Popolare di governare. Un'idea lontana dal sedurre LFI. “La sinistra macronista non esiste. È un'illusione. Dov'è il gruppo promesso da Sacha Houlié? »si chiede la deputata ribelle Alma Dufour. A sinistra Michel Barnier non è ancora censurato, una nuova battaglia sta già iniziando.