Cos'è l'impressionismo nella musica? In un'ora e quaranta, “Daphnis et Chloé”, di Maurice Ravel, viene analizzato con umorismo.
Di Sébastien Porte
Pubblicato il 25 novembre 2024 alle 7:00
Aggiornato il 25 novembre 2024 alle 12:49
Ppotremmo raccontare una storia senza parole, semplicemente con i suoni? La questione se la musica sia un linguaggio a sé stante ha dato luogo ad ampi dibattiti teorici. Jean-François Zygel ha deciso, in questa analisi dettagliata di Dafni e Cloe di Ravel: sì, timpani e contrabbassi possono disegnare la terra, e i violini, la linea dell'orizzonte; gli arpeggi possono far scorrere un flusso; variazioni di tempo in un valzer, esprimono lo sgomento di una giovane ragazza che implora il suo rapitore di restituirla al suo amato. Il pianista-insegnante si spinge addirittura oltre, suggerendo che l'evocazione del flauto delle passate passioni tra la ninfa Siringe e il dio Pan, nella sequenza “L'alba”, esprima l'idea che, in ogni incontro romantico, “ripercorriamo qualcosa della storia d’amore dei suoi genitori” — sublime Mathilde Calderini, dal suono perlato e generoso, che, giustamente, ritorna costantemente all'immagine.
Vertice dell'impressionismo musicale e dell'oreficeria orchestrale raveliana, l'opera, creata allo Châtelet nel 1912, è decifrata passo dopo passo con umorismo e didattismo. E grazie al suono setoso del Philhar', ci immerge con gioia in quest'Antichità sognata a cui erano affezionati gli esteti della Belle Époque, mescolando mitologia, natura ed erotismo, in un alone di irreale chiarezza.