Il Senegal ricorda domenica il massacro di decine di fucilieri da parte delle forze coloniali francesi a Thiaroye, vicino a Dakar, il 1° dicembre 1944. Questo ottantesimo anniversario sarà tanto un atto di memoria quanto di sovranità da parte del nuovo esecutivo, ritiene il Lo storico dell’AFP Mamadou Diouf.
Diouf, intervistato dall’AFP a New York, accusa la Francia di aver cercato di cancellare dalla memoria il massacro.
D/ L’esecutivo senegalese ha deciso di riflettere la sua politica di rottura in questo anniversario. Cosa aspettarsi?
R/ La commemorazione è un atto politico. Annuncia un duplice impegno sovranista e panafricano*. Il massacro di Thiaroye è una forma di indicizzazione (incriminazione) ideologica e politica. La sua riesumazione rivela una storia che la Francia ha cercato di nascondere impedendo qualsiasi riferimento al massacro, nascondendo la verità sui fucilieri rimpatriati, la natura del movimento, la portata e i mezzi della repressione, il numero dei morti, l’identificazione delle tombe, ecc. .
La commemorazione costituisce oggi un racconto e un luogo della memoria, una storia condivisa con i territori da cui provenivano i fucilieri massacrati. Avrà luogo ogni anno.
Si tratta di una rottura con i regimi precedenti. Il nuovo regime fa uscire il Senegal dal silenzio colpevole e complice, fermamente imposto dalla Francia ai successivi regimi (dei presidenti) Léopold Sédar Senghor, Abdou Diouf, Abdoulaye Wade e Macky Sall.
D: Lei presiede il comitato commemorativo. Qual è il suo compito?
R: La missione del comitato è, da un lato, organizzare una cerimonia ufficiale, militare e civile, nel cimitero e nel campo militare situato a Thiaroye. Sarà presieduto dal Presidente della Repubblica del Senegal. Al comitato spetta invece il compito di redigere un Libro bianco che sarà presentato al governo nell’aprile 2025. Un lavoro che non si limita solo alle ricerche svolte nel campo delle scienze sociali e umanistiche, ma anche a quelle letterarie e artistiche produzione.
D: Quali difficoltà incontri?
R: La principale difficoltà che dobbiamo affrontare è l’intransigenza delle autorità francesi che finora, di fronte alle richieste degli storici, si rifiutano di stilare un elenco degli archivi relativi alla strage, di autorizzarne la consultazione, di “indicare con precisione se i documenti consegnati dal presidente Hollande rappresentino l’insieme degli archivi detenuti dalla Francia. Ci sembra che da 80 anni si voglia, in maniera deliberata, sottrarre il massacro dello spazio pubblico alla deliberazione e all’ordine storico e memoriale.
Il Senegal ha appena formato una delegazione di storici, archivisti e documentalisti. Dovranno effettuare, nelle prossime settimane, una missione in Francia per discutere la questione centrale degli archivi detenuti dalla Francia, del loro accesso e della digitalizzazione per i depositi archivistici dei paesi che hanno fornito fucilieri alla Francia. È stato stilato un elenco molto preciso dei file da digitalizzare. La Francia ha fatto alcune offerte. Alcuni furono accettati, altri no.
D: Il presidente francese François Hollande ha promesso nel 2014 al cimitero di Thiaroye di fornire una copia dell’intero archivio…
R: La promessa di François Hollande è stata parzialmente mantenuta. Ha consegnato alcuni archivi ma non tutti. Ecco perché è difficile stabilire i fatti. Alcuni archivi restano inaccessibili o dichiarati distrutti o inesistenti. Ciò che gli storici contestano.
D: Il signor Hollande ha parlato di “avvenimenti (…) semplicemente spaventosi, insopportabili”, di “repressione sanguinosa” contro “uomini che indossavano uniformi francesi e sui quali i francesi avevano puntato le armi”. Che cosa manca ?
R: Come ha scritto la storica Armelle Mabon, François Hollande passerà alla storia come il presidente che ha riconosciuto la responsabilità della Francia nei fatti di Thiaroye, in Senegal, ma il resoconto non c’è ancora.
Il presidente francese riconosce certamente che i proiettili francesi hanno ucciso i fucilieri. Tuttavia, il riconoscimento della sanguinosa repressione le cui vittime indossavano uniformi francesi sembra avere valore di assoluzione. La Francia potrà collaborare nelle seguenti azioni: messa a disposizione dei paesi africani e accesso a tutti gli archivi, riconoscimento del massacro, processo di revisione e riparazione, identificazione delle fosse comuni, del contenuto delle tombe dei cimiteri o di altri luoghi di sepoltura.
D: Non rischia di trasformarsi in un regolamento di conti con la Francia?
R: L’impresa è un’interrogazione su un evento nascosto, su una memoria ostacolata e su una storia falsificata. Questa non è un’impresa per condannare la Francia. Che da questa vicenda si possano trarre conseguenze morali, comprese le richieste di risarcimenti, è del tutto normale.
*i fucilieri provenivano non solo dal Senegal ma anche dai possedimenti francesi in Africa