Dopo le vittorie contro il Giappone e gli All Blacks, il XV di Francia ha voluto concludere bene la tournée di novembre contro l'Argentina, allo Stade de France. Missione compiuta, con una vittoria controllata contro i Pumas troppo imprecisi per competere (37-23). Superiori in tutti gli ambiti del gioco, i Tricolores chiudono l'anno 2024 con una prestazione vincente e promettente. In attesa del seguito!
Dovremo ora decidere di dire addio a tutto ciò che abbiamo tanto amato nel corso di questo autunno: questi pre-partite che lo Stade de France non ha eguali nella sceneggiatura; queste atmosfere febbrili, nervose, incandescenti che compongono Fabien Galthié «tossicodipendente» e che solo il XV di Francia è oggi capace di provocare in queste fredde terre; il tocco di palla di Thomas Ramos, il cui talento nel trovare il “50-22” è un insulto a tutti gli altri cannonieri del circuito internazionale; le accuse di Paul Boudehent, esempio vivente di ciò che la fede del minatore di carbone può realizzare su un campo da rugby; o anche “Manny” Meafou e i suoi “positivi contrasti”, visto che così li chiama con uno strano eufemismo lo staff dei Blues, quando le qualificazioni di “attacco”, “omicidio” o “esplosione” sarebbero ovviamente molto più efficaci nella difesa da il gigante di Tolosa.
Francamente? È stato bello, è stato bello e si è conclusa, finalmente, come era iniziata: con una vittoria autoritaria, la gioia di uno stadio interamente dedicato alla causa di questa squadra e la gioia pura di un ovale di popolo mai apparso così vasto, perché oggi sembra deciso a strappare il rugby dai suoi confini tradizionali, dal Var al Sud-Ovest…
Avevamo visto questi bellissimi Puma?
Questa partita? In realtà è stato piegato più velocemente di quanto si potesse pensare inizialmente. Dopo dieci minuti piuttosto neutrali, Thibaud Flament ha finalmente attaccato la zona debole dell'Argentina, quella incarnata dal mediano d'apertura Tomas Albornoz, ha portato di qualche metro il trevigiano e ha spianato la prima meta della partita. Un po' ostacolati dall'eccesso di energia dei Pumas ma generalmente superiori in termini di impatti e in termini di rugby puro, i compagni di squadra di Antoine Dupont hanno subito segnato una seconda meta con Gabin Villière, ben servito su questo – lì da Léo Barré, questo pieno -terzino ancora poco sereno nel gioco aereo ma senza eguali o quasi, una volta che decide di alzare la palla con la sua falcata immensa. L'intervallo sarebbe quindi arrivato poco prima dell'intervallo, proprio nel momento in cui gli argentini, dominatori in quasi tutte le aree del gioco, subivano un tentativo irrefrenabile di rigore, frutto di un errore di Juan Martin Gonzalez della terza linea nella propria porta…
Allora, avevamo visto questi bellissimi Puma? Oppure questo XV francese, dirigente senza essere del tutto irresistibile, è cresciuto inesorabilmente al potere nel corso di queste tre partite? Probabilmente entrambi, signore. E sabato sera, voltando le spalle allo Stade de France, alla fine volevamo solo una cosa: che i tre mesi che ci separano dall'inizio del Torneo 6 Nazioni si consumassero con la stessa rapidità di un contropiede guidato da Louis Bielle-Biarrey…
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