Lo scrittore Boualem Sansal incarcerato in Algeria: è aperta la caccia all’intellighenzia dissidente

Lo scrittore Boualem Sansal incarcerato in Algeria: è aperta la caccia all’intellighenzia dissidente
Lo scrittore Boualem Sansal incarcerato in Algeria: è aperta la caccia all’intellighenzia dissidente
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A Parigi, dove vive sua moglie, la preoccupazione continua a crescere tra coloro che circondano Boualem Sansal. Scomparso senza fornire alcuna notizia dalla sua partenza per Algeri sabato scorso, il famoso romanziere e saggista franco-algerino, 75 anni, sarebbe stato arrestato al suo arrivo nel suo paese natale, apprende Le360confermando le informazioni raccolte da diversi media francesi.

Così, rivela Le Figaro«Boualem Sansal sarebbe decollato da Parigi sabato scorso in compagnia di un giornalista francese o franco-algerino la cui identità non è confermata“. E i media francesi spiegano che “anche questo non avrebbe dato notizie dello sbarco“, citando fonti che sostengono che i due uomini”sarebbero stati arrestati all’aeroporto di Algeri e i loro cellulari non risponderebbero più, presumibilmente disconnessi».

Censurato in Algeria per i suoi scritti critici contro il regime in vigore, Boualem Sansal, che ha recentemente ottenuto la nazionalità francese e risiede principalmente in Francia a causa dei problemi di salute della moglie, ha continuato a recarsi regolarmente in Algeria, dove vive a Boumerdès, a 45 chilometri da Algeri. . Tuttavia, altre fonti del giornale Le Figaro annunciano inoltre che “la sua casa a Boumerdès resta chiusa, porte e persiane chiuse».

I libri di Boualem Sansal sono troppi?

Fino ad ora, nonostante l’odio che le potenze al potere nutrono nei suoi confronti, Boualem Sansal non è mai stato incarcerato. Il suo ultimo libro ha riacceso l’odio delle autorità algerine nei suoi confronti? Su questo non ci sono dubbi, perché ne “Il Francese, parliamone!”» (edizioni del Cerf), lo scrittore ed ex alto funzionario dell’industria algerina non manca di citare il suo Paese, tracciando un parallelo tra la situazione attuale della Francia e quella dell’Algeria prima della guerra civile degli anni ’90, conosciuta come il decennio nero. Una parte della storia del Paese di cui in Algeria è vietato parlare, pena la reclusione.

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Ospite della rassegna francese “Frontières», un mese fa, in occasione dell’uscita del suo libro, il saggista non ha usato mezzi termini e ha sostenuto con fermezza la sua posizione abituale, ritenendo che l’Algeria debba molto alla Francia, e non viceversa, e descrivendo “Potere ideologico di tipo sovietico» il regime in vigore, che trae la sua legittimità dal popolo attraverso “inventarsi un nemico“. Nel corso dello stesso scambio, lo scrittore ha parlato a lungo del Marocco, la più antica monarchia del mondo, ha sottolineato, prima di affrontare un altro argomento tabù in Algeria, quello dei confini. “Quando la Francia colonizzò l’Algeria, tutta la parte occidentale dell’Algeria faceva parte del Marocco: Tlemcen, Orano e perfino Mascara», insisteva allora, provocando sicuramente un terremoto in Algeria, dove la marocchinità del Sahara Orientale nel corso della storia è un altro argomento tabù.

Potrebbero queste posizioni aver causato il suo arresto? dice Jean-François Colosimo, curatore del suo ultimo libro “più che preoccupato”, sottolinea a questo proposito Le Figaro. Attualmente non c’è dubbio che nel Paese dei generali non si può più tollerare il minimo dissenso, anche se questo significa cadere apertamente e ufficialmente nella dittatura. Oggetto di forti critiche all’interno della sua stessa popolazione e dei suoi connazionali all’estero, il regime al potere sembra ora determinato a condurre una caccia spietata contro tutti coloro che non tengono il passo, a cominciare dall’intellighenzia del paese, la sua materia grigia più preziosa.

Cheb Khaled, Kamel Daoud & Co… le voci del dissenso

La caccia all’uomo è iniziata qualche settimana fa con il procedimento giudiziario intentato contro Cheb Khaled dalla giustizia algerina per il suo presunto coinvolgimento in un’incredibile vicenda di spionaggio (non a caso) a beneficio del Marocco. Rivelato il 20 ottobre dal giornalista Abdou Semmar, direttore dei media Algériepart, anch’egli esiliato dal suo paese a causa delle sue posizioni critiche, questo pseudo-affare sarebbe in realtà motivato da una cosa ben precisa, l’odio per il Marocco. In effetti, continua il giornalista investigativo, l’unico motivo plausibile di queste accuse inverosimili è da ricercare nella nazionalità marocchina che Cheb Khaled ha acquisito nel 2013 con decreto reale, cosa che gli è valsa l’ira del regime algerino, e del presidente Tebboune, al punto da diventare persona non grata nel suo Paese.

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Un’altra vittima di questo regime, lo scrittore Kamel Daoud, appena incoronato con il Premio Goncourt per il suo ultimo romanzo “Houris»pubblicato dalle edizioni Gallimard. Affrontando un tema proibito in Algeria, il decennio nero, lo scrittore ne è vittima sin dalla pubblicazione del suo libro di “violente campagne diffamatorie”, rivela il suo editore, orchestrato dall’Algeria. Piuttosto che accogliere la nomina per la prima volta a Goncourt di un autore algerino, l’Algeria ha preferito avviare un procedimento giudiziario contro di lui. Lo scrittore è ora oggetto di due denunce, una da parte di una presunta vittima del terrorismo che lo ha accusato, da un televisore in Algeria, di aver rivelato la sua storia nel romanzo senza la sua autorizzazione, e la seconda proveniente dall’Organizzazione Nazionale delle Vittime del terrorismo.

Reclami che Kamel Daoud, interdetto dalle pubblicazioni in Algeria, stava già prendendo in considerazione, perché nella prima pagina del suo libro aveva inserito nel preambolo l’articolo 46 della Carta per la pace e la riconciliazione nazionale, che prevede in particolare che “è punito con la reclusione da tre (3) anni a cinque (5) anni e con la multa da 250.000 DA a 500.000 DA chiunque, con sue dichiarazioni, scritti o qualsiasi altro atto, utilizza o strumentalizza le lesioni della tragedia nazionale, per minare le istituzioni della Repubblica democratica e popolare algerina, indebolire lo Stato, ledere l’onore dei suoi agenti che lo hanno degnamente servito o offuscare l’immagine dell’Algeria a livello internazionale».

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Boualem Sansal, fervente sostenitore di Kamel Daoud, è caduto in violazione di questa legge? Per ora annuncio Le Figaro«se lo scrittore è detenuto dalla Sûreté algerina, come sospettano i suoi vicini, l’Eliseo e il Quai d’Orsay non dovrebbero mancare di chiedere spiegazioni al governo algerino».

Chi sarà il prossimo sulla lista? Forse il rapper Lotfi Double Kanon, se mai avesse osato mettere piede sul territorio della sua terra natale dove non risiede più per mancanza di possibilità di esprimersi lì. Quest’altro cruccio del regime di Algeri ha appena pubblicato una nuova canzone rap, “Ammi Tebboune”, in cui denuncia la mafia al potere e grida alla sofferenza dei giovani. Sfortuna per il regime in vigore, il titolo non solo è eccellente, ma non sorprende che abbia successo YouTube con oltre 4 milioni di visualizzazioni dalla sua uscita l’11 novembre sulla piattaforma.

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