È vissuta una lunga era, con i vincoli imposti dall’imperialismo coloniale e la vasta corruzione delle sue élite. Ebbene, lei non c’è più!
Occicata com’era da una vera bestia politica, un uomo di rara resilienza, con una mente d’acciaio, un attivismo sconfinato, ancorato alle sue certezze, santificando la nuova era di un nuovo Senegal in un’Africa consapevole delle sue ricchezze, dei suoi punti di forza, dei suoi assunse finalmente la voglia di brillare e di imporsi, dopo essere stata la mucca da latte delle ex colonie.
Per convincersene bisogna vedere gli aggiustamenti fiscali che piovono sugli operatori minerari del Mali. Lo testimoniano le industrie chimiche del Senegal, che avrebbero pagato allo Stato del Senegal la bellezza di 181 miliardi di FCFA come royalties.
Ousmane Sonko, creatore di presidenti, sindaci, deputati, finalmente incoronato dal popolo re dell’Assemblea nazionale se vuole un trespolo, è colui attraverso il quale arriva la berezina per il “sistemico”sepolto nel profondo dell’oblio popolare, così come il cambiamento tanto atteso dai senegalesi.
Se riuscirà a portare a termine il suo progetto, quello di un cambiamento radicale per un nuovo Senegal, non lo sappiamo! Glielo auguriamo, per tutti noi ma anche perché raramente un leader politico ha capovolto così ragione e cuore, cristallizzando attorno alla sua persona uno slancio popolare senza precedenti.
Lo ha fatto sapere domenica il senegalese che si sente in debito anche con colui che ha dato tutto agli altri senza ricevere nulla in cambio. Le cose parlano da sole. Sono palpabili e visibili. Dovremmo aggiungere altro?
Passiamo quindi a ciò che accadrà e a ciò che è importante. Il breve, medio e lungo termine. Perché questi tre periodi del mandato del Presidente Diomaye sono di gran lunga ciò che più attendiamo e il nostro desiderio non è altro che vederli ben realizzati. Anche se sappiamo tutti che l’esercizio non sarà facile a causa della storia sfavorevole che ha gettato il Senegal in una spirale di debiti e nell’inferno del rimborso. Per non parlare dell’altro costoso esercizio di recupero del denaro rubato ai contribuenti e alle generazioni future.
La maggioranza assoluta dei seggi nell’Assemblea nazionale quasi in tasca, cosa farà l’uomo forte del Paese? « Borom Senegal » ? Assumerà la presidenza dell’Assemblea nazionale o resterà nell’edificio amministrativo?
Secondo le informazioni in nostro possesso, Ousmane Sonko non resterà a lungo Primo Ministro. Lui “attribuisce grande importanza” l’esame dei progetti di legge, la valutazione dell’azione del governo e il controllo delle politiche e delle finanze pubbliche, secondo un parente.
Inoltre, Sonko vuole prendere le distanze per non disturbare il presidente Bassirou Dioamaye Faye, e vuole anche un “il rafforzamento del binomio e il consolidamento delle decisioni che consentiranno al progetto di concretizzarsi e di raggiungere l’orizzonte che si è prefissato, vale a dire nel 2050”.
L’esercizio del potere in questi primi otto mesi sembra aver indicato la via da seguire, soprattutto perché siamo all’inizio di un’era di cambiamento che non può e non deve soffrire di crisi ai vertici dello Stato, di dualità, di scontro di ambizioni .
Risolto invece l’aspetto politico interno con un’opposizione che avrà bisogno di tempo per uscire da questo secondo Knock out, restano da affrontare gli aspetti sociali ed economici ed è su questi due punti che si concentrano il grosso delle difficoltà.
La Reuters non sbaglia quando sostiene che la probabile maggioranza assoluta di Pastef all’Assemblea nazionale pone il presidente Bassirou Diomaye Faye di fronte ad un delicato equilibrio tra le aspettative popolari e le richieste del FMI, riferisce Reuters.
E’ vero che la grande vittoria di Pastef alle elezioni legislative dà libero sfogo al nuovo potere per attuare il suo ambizioso programma venticinquennale. Ma quando sappiamo che il debito del Senegal è di 18.000 miliardi di FCFA, che lo Stato dovrà pagare tra 1.500 e 2.000 miliardi all’anno, ovvero un totale di 10.000 miliardi di FCFA o più da pagare dal 2024 al 2029, misuriamo meglio il compito che attende il nuovo potere la cui prima sfida sarà di bilancio, soprattutto in un contesto di crisi fiscale.
Non si contano più, infatti, le imprese in difficoltà, a cominciare dalla nostra alle prese con il mancato pagamento dei servizi prestati. “Bisognerà fare un giro indietro, remare e aspettare con pazienza”, sostiene un operatore economico questo lunedì in uno scambio informale.
Il compito si preannuncia tanto più difficile per il nuovo potere in quanto l’audit del governo di cui il Primo Ministro ha dato un’anteprima il 26 settembre 2024 rivela che il debito e il deficit di bilancio del Senegal sono molto maggiori di quanto annunciato dall’amministrazione precedente.
Le conseguenze sfortunate non si sono fatte attendere per il Senegal. Prima c’è stato il calo dei titoli in dollari del paese annunciato il giorno dopo dalla Reuters, poi due successivi declassamenti del rating del Senegal e infine la sospensione del programma del FMI di 1,9 miliardi di dollari concordato nel giugno 2023. Ma per quanto riguarda quest’ultimo, l’istituzione bretone Wodd potrebbe tornare a sentimenti migliori.
“Consideriamo la maggioranza di Pastef uno sviluppo positivo in quanto apre la strada al presidente Faye e al primo ministro Sonko per iniziare a lavorare su un bilancio 2025 ampiamente allineato con i requisiti del Fondo monetario internazionale”. Leeuwner Esterhuysen, economista senior presso Oxford Economics Africa, analizza lunedì.
Resta il fatto che la nuova potenza dovrà fornire soluzioni alle richieste delle famiglie e delle imprese, anche se il Senegal è in cattive condizioni. Ed è qui che l’esercizio si preannuncia difficile. Alcuni dirigenti di Pastef chiedono anche al presidente Diomaye e al suo primo ministro di prendere il toro per le corna e dire ai loro connazionali che le riforme sono inevitabili e che alcune saranno impopolari.
Ma i senegalesi che hanno rinnovato la loro fiducia a Ousmane Sonko concedendogli quella che sembra una maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale sono certamente anche consapevoli degli sforzi e dei sacrifici da compiere.
È da questa comprensione del popolo che il nuovo potere può trarre la legittimità per annunciare le inevitabili riforme.
Infatti, la situazione delle finanze pubbliche, segnata dall’aumento del sovraindebitamento, impone scelte difficili al governo in termini di finanziamento dei progetti e di gestione del debito. Per tutti questi motivi, il presidente Diomaye Faye dovrebbe dire la verità al settore privato chiedendogli di raggrupparsi attorno a un’unica entità al fine di migliorare il contesto imprenditoriale con riforme che facilitino gli investimenti e riducano anche i costi operativi.
Detto questo, come riporta Reuters, la vittoria legislativa di Pastef ha già avuto un impatto positivo sui mercati, in particolare l’aumento questo lunedì del prezzo del debito sovrano del Senegal, mentre la maggior parte delle altre obbligazioni delle nazioni africane stavano perdendo valore. Il rendimento delle obbligazioni in dollari del Senegal del 2033 è sceso di circa 10 punti base al 9,28% intorno alle 11:45 GMT.
In altre parole, sono i centri economici di tutto il mondo che si sono fregati le mani con questa grande vittoria che colloca il Senegal nella classifica delle destinazioni privilegiate per gli affari.
Essendo il Paese uscito dalla zona grigia del GAFI, è una scommessa sicura che diventerà la migliore destinazione commerciale nel 2025 nell’Africa sub-sahariana.
Il Senegal di Ousmane Sonko, scusate per Bassirou Diomaye Faye e Ousmane Sonko, è ormai quello e per di più senza complessi verso nessuno. Il Senegal prima per se stesso con i suoi valori e le sue convinzioni, nulla di importato da loro, poi in buoni rapporti con i suoi immediati vicini. Un discorso in stile Trump che ripaga e ha il merito di essere stato fatto da Ousmane Sonko, El Phénoméno.