ARTE – SU RICHIESTA – SERIE
All'inizio c'erano fratelli cattolici e musicisti che, sotto il nome di Flos Mariae, fornivano a YouTube videoclip kitsch. Uno di loro, Amendivenuto virale, ha suscitato nel duo di cineasti Javier Ambrossi e Javier Calvo, conosciuti in Spagna come Los Javis, il desiderio di raccontare la storia di questa famiglia, qui ribattezzata “Stella Maris”. La soddisfazione di questo desiderio ha prodotto una serie imponente – nella sua durata, nella sua portata – che tuttavia non si discosta mai da una modestia, da un'empatia che tiene a bada sia l'ironia che il didatticismo.
Una storia di infanzie mutilate dalla reclusione, dal fanatismo e dalla menzogna, Il Messia (“il messia”) esamina le forme che assume la ricerca della trascendenza nel 21e secolo, esplorando attentamente i difetti e le ferite di ogni personaggio. Cosparso di riferimenti cinematografici, dai musical di Hollywood dall'età dell'oro a ETattento alla realtà dei luoghi e dei tempi (lo scenario copre diversi decenni), Il Messia è un'opera densa e delicata che ognuno scoprirà al proprio ritmo. Arte infatti lo propone sulla propria piattaforma senza mandarlo in onda.
Al centro di questo universo c'è Montserrat Baro, che scopriamo nelle vesti di una giovane donna attraente e instabile (Ana Rujas) che, nella Catalogna degli anni 2000, porta con sé i suoi figli, un maschio, Enric, e una figlia. , Irene, di uomo in uomo, di lavoretto in lavoretto. Finché non incontra Pep (Albert Pla), un severo cattolico che rinchiude moglie e figli in un edificio isolato. Lontano dal mondo, la famiglia cresce, finché le figlie nate da Pep e Montserrat sono numerose e abbastanza grandi da formare un gruppo musicale.
La storia si muove avanti e indietro tra le epoche. Il filo contemporaneo della storia accompagna Enric (Roger Casamajor) divenuto cameraman del cinema e Irene (Macarena Garcia), divenuta sarta, impegnati ciascuno a suo modo in un regolamento di conti con il passato.
L'altro lato di Il Messia racconta gli anni trascorsi sotto l'influenza di una madre che finì per convincersi di essere la portavoce di Dio sulla terra. È Lola Dueñas ad assumere questo avatar messianico, colei che dà il titolo transgender alla serie. Lo fa con una violenza mostruosa che prolunga e perverte la follia e la ribellione della giovane Montserrat, riuscendo i registi a stabilire una continuità inconfutabile tra queste due incarnazioni portate avanti da attrici che non sono in alcun modo simili.
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