Giovedì 7 novembre 2024, i soldati israeliani sono entrati a Éléona e hanno arrestato i gendarmi francesi. Una spiegazione su questo incidente diplomatico è attesa al Quai d'Orsay, indica Le Figaro.
La scena dell'incidente diplomatico ha causato scompiglio nel campo politico francese. Giovedì 7 novembre, le forze di sicurezza israeliane sono entrate, armate e senza autorizzazione, nell'Éléona, un luogo controllato dallo Stato francese a Gerusalemme. Affermavano di voler garantire la sicurezza del ministro francese per l'Europa e gli Affari esteri, Jean-Noël Barrot, in visita nello Stato ebraico. Due gendarmi francesi hanno tentato di intervenire e sono stati arrestati, prima di essere rapidamente rilasciati, precisa Le Figaro.
Il Ministero degli Affari Esteri ha condannato questa intrusione, “con tanto più vigore in quanto interviene in un contesto in cui la Francia sta facendo tutto il possibile per adoperarsi per ridurre la violenza nella regione”. Anche la presidente dell'Assemblea nazionale ha reagito, sul suo conto X, denunciando “un incidente estremamente grave”.
Non è la prima volta
Diversi deputati hanno chiesto, a nome dell'Assemblea nazionale, che venga inviata al governo israeliano una condanna ufficiale dei fatti. L'ambasciatore israeliano in Francia, Joshua Zarak, è stato convocato martedì 12 novembre al Quai d'Orsay (residenza del Ministero degli Affari Esteri) per esprimere la posizione del suo Paese sull'incidente.
Non è la prima volta che le forze di sicurezza israeliane entrano senza autorizzazione in un luogo appartenente allo Stato francese. Nel 2020, durante una visita a Gerusalemme, lo stesso presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha alzato la voce, mentre soldati israeliani armati lo hanno seguito nella chiesa di Sainte-Anne e si sono rifiutati di commentare. Hanno poi addotto la stessa giustificazione, spiegando che volevano garantire la sicurezza del presidente francese. Davanti a questa stessa chiesa, Jacques Chirac ha vissuto lo stesso incidente nel 1996. “È una provocazione”ha poi reagito.
pubblicato l'11 novembre alle 15:40, Auguste Breton, 6Medias
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