“Di fronte alla rielezione di Donald Trump, l’Unione europea deve prendere in mano il proprio destino”

“Di fronte alla rielezione di Donald Trump, l’Unione europea deve prendere in mano il proprio destino”
“Di fronte alla rielezione di Donald Trump, l’Unione europea deve prendere in mano il proprio destino”
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la rielezione di Donald Trump, soprattutto se la vittoria repubblicana sarà confermata anche al Senato, è destinata a scuotere tre principi che sono alla base dello stile di vita e della prosperità dell’Europa: un’economia basata in gran parte sul commercio transatlantico, la sicurezza dipendente principalmente dalla NATO e da sistemi politici basati sulla democrazia liberale e sulla fede nella possibilità di armonia tra i popoli.

Questa osservazione non è nuova. Da anni diversi studi, articoli e rapporti mettono in guardia l’opinione pubblica europea da questo triplice rischio.

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Quello, innanzitutto, di una disconnessione economica e tecnologica dell’Unione Europea rispetto a Cina e Stati Uniti: di recente il rapporto Draghi ha ricordato che l’Europa non si è mai ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, che ha mancato il digitale barca e che non attira più gli investitori.

Isolazionismo

C’è quindi un’ombra sulla sicurezza dell’Europa, di fronte alle azioni della Russia e al ritiro degli Stati Uniti; La campagna elettorale ha dimostrato che l'isolazionismo è in aumento tra i cittadini americani, che sembrano preoccupati solo delle relazioni del loro Paese con la Cina.

Il terzo rischio è quello di una messa in discussione globale dei valori della democrazia liberale su cui si fondano gli ordinamenti politici degli Stati dell’Unione e delle sue istituzioni; le violente diatribe che ormai fanno parte della quotidianità della vita politica americana mostrano che essa è messa male e che forze potenti stanno promuovendo una concezione molto più brutale dello spazio pubblico.

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L’Europa è con le spalle al muro e deve prepararsi a sviluppi allarmanti. Quella di una politica apertamente protezionistica degli Stati Uniti e di una negazione più o meno virulenta dei principi che hanno sostenuto il commercio internazionale a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Quella del disinvestimento americano, più o meno rapido e pronunciato, dai meccanismi di sicurezza globale. Quella, infine, di mettere in discussione le virtù della democrazia liberale.

In questo contesto critico, l’integrazione europea manca di progetti, budget e leadership. Da parte degli Stati membri, nessun leader politico sembra più capace o disposto a portare avanti le cose su scala europea; con l’elezione di Donald Trump c’è da temere il caos nazionale.

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