Il romanziere coreano Han Kang riceve il Premio Nobel per la letteratura

Il romanziere coreano Han Kang riceve il Premio Nobel per la letteratura
Il romanziere coreano Han Kang riceve il Premio Nobel per la letteratura
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Potrebbe essere un racconto fantastico, una di quelle storie in cui i personaggi si perdono nella neve, ai margini della realtà e degli incubi. Poeta e romanziere, vincitore del Premio Pulitzer nel 2016 per il Vegetarianoe ora premio Nobel per la letteratura, Han Kang percorre uno stretto sentiero tra finzione e documentario, tra sogno e storia.

In Addii impossibiliporta alla luce un tragico episodio, avvenuto tra il 1948 e l’inizio del 1949. Sull’isola di Jeju, nel sud della Corea, l’esercito e la polizia reprimono una rivolta organizzata dal Partito dei Lavoratori, vicino ai comunisti, massacrando 30.000 civili. e distruggendo diversi villaggi. Fino alla fine degli anni Novanta questo sanguinoso evento, che colpì profondamente le famiglie delle vittime, rimase un tabù in Corea del Sud.

Come bucce di cipolla che ricoprono il cuore tragico della storia, la finzione assume la forma di un labirinto, una stratificazione di strati e temporalità. La narratrice, Gyeongha, è una scrittrice di Seoul, ex giornalista, in contrasto con la sua vita familiare. Mentre esce da un periodo di profonda depressione e sta pensando di scrivere il suo testamento, riceve un messaggio di testo dalla sua amica Inseon, che è tornata a vivere a Jeju.

Fotografa e documentarista diventata ebanista, è stata ricoverata in ospedale dopo essersi tagliata le nocche con i suoi strumenti di falegnameria. Immobilizzata, chiede alla sua amica di andare a casa sua per dare da mangiare al suo pappagallo bianco che rischia di morire di fame.

Dapprima incuriosito da questa richiesta, Gyeongha prende l’aereo per recarsi a Jeju, prigioniera di una violenta tempesta di neve che interrompe tutti i collegamenti. A bordo di un autobus che fa il giro dell’isola, sprofonda in una nebbia sempre più fitta, con la testa assediata da un’emicrania. Arrivata a casa dell’amica, dove aveva già visitato l’autunno precedente, scopre un’altra Corea, con i suoi costumi, il suo dialetto, e il vaso di Pandora da cui emergerà la verità sul trauma.

La morte congela il paesaggio

Esplorando le profondità della memoria intima e collettiva, Han Kang mette in discussione la trasmissione, il peso della segretezza, la trasfigurazione delle ferite aperte attraverso l’arte. La morte congela il paesaggio, i tronchi neri degli alberi rappresentano le sagome dei defunti, il dialogo vivente con gli spiriti. Il corpo dell’uccello bianco, leggero come un fiocco di neve, fluttua tra la vita e la morte.

In corsivo, la voce di Inseon, che si è intervistata in uno dei suoi film, è intervallata dalla narrazione principale. Riporta alla luce la storia delle stragi, l’immagine insostenibile delle fosse comuni, la meticolosa indagine condotta negli archivi declassificati dall’esercito americano cinquant’anni dopo i fatti. Nutrito di testimonianze, il romanzo mette insieme due realtà e due scritti, uno preciso e naturalistico, l’altro cotonoso e intriso di poesia. Una lettura tanto avvincente quanto inquietante.

Addio impossibile, di Han Kang, tradotto dal coreano (Corea del Sud) da Kyugran Choi e Pierre Bisiou, Grasset, 336 pagine, 22 euro.


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