La Rassegna Stampa di giovedì 3 ottobre 2024

La Rassegna Stampa di giovedì 3 ottobre 2024
La Rassegna Stampa di giovedì 3 ottobre 2024
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Ci stai parlando di una distanza…

Che mette nelle sue parole un giornalista e scrittore reduce da una tragedia, raccontando un libro nato da un’altra strage…

È in Libération, il giornalista è Philippe Lançon, sopravvissuto all’attentato contro Charlie Hebdo nel 2015, e che dalla sua sopravvivenza ha tratto cronache sorprendenti e un libro di introspezione… E senza mai menzionare il proprio destino – ma come ignorarlo, lettore – non la trova, questa introspezione, nell’opera che sta trattando, scritta da un collega, Amir Tibon del maggiore quotidiano israeliano Haaretz, lui stesso sopravvissuto al 7 ottobre 2023, quando il suo kibbutz di Nahal Oz al confine di Gaza fu invasa dagli uomini di Hamas, perdendo 15 morti e 7 ostaggi…

Amir Tibon, sua moglie e le loro due figlie sono sopravvissute nella stanza protetta della loro casa, il padre di Amir, un ufficiale in pensione, è venuto a salvarli – abbiamo raccontato questa avventura l’anno scorso… Oggi Tibon racconta la storia del suo villaggio in un libro intitolato “ Le porte di Gaza”, tratto da un vecchio discorso di un ex generale e statista israeliano, Moche Dayan, che avvertiva gli abitanti di Nir Oz che ispiravano agli abitanti di Gaza un odio comprensibile, e che quello sarebbe stato il loro destino… Leggerete.

Ma nonostante questa lucidità, Philippe Lançon non aderisce alla storia che racconta… Non ne contesta l’intelligenza, ma constata che manca di interiorità, dice che il racconto sulle pagine diventa “tranquillamente insopportabile”… Che le scene di combattimento sembrano sono usciti da un film di Ridley Scott e che la narrazione contrappone facilmente gli eroi ai mostri di cui non sappiamo nulla…

“Il libro è una storia tanto mozzafiato quanto fastidiosa, tanto chiara quanto schietta, ma questo tragico candore è anche il prezzo: la dice lunga sullo stato d’animo di persone che, umanisti e benpensanti, sono pronti realizzare il loro sogno a due passi da una fogna palestinese sovraffollata. »

E anche la descrizione di Tibon di una madre in lutto dieci anni fa ispira in Lançon un riserbo che lui rivendica.

“Le pagine più esasperanti sono quelle che dovrebbero essere le meno: raccontano la morte di Daniel, un bambino di 4 anni, ucciso nel 2014 da una scheggia proveniente da Gaza. Sulla sua tomba, sua madre disse: “Eravamo la famiglia più felice del mondo, e non capisco”. Comprendiamo il suo dolore: niente è peggio che perdere un figlio; ma, dall’altra parte del muro, difficilmente ci sono le famiglie più felici del mondo, e, da quando Amir Tibon ha scritto questo libro a quando lo leggiamo, ci sono migliaia di bambini palestinesi. ucciso dalle bombe. Sembrano non avere né volto né identità. Cosa non ha capito esattamente la madre di Daniel? Non possiamo sfuggire a una guerra che conduciamo contro noi stessi. »

E se il libro di Amir Tibon rivela il candore degli israeliani, il testo di Lançon rivela la distanza che spesso si è stabilita tra le tragedie israeliane e la nostra comprensione…

Più facili da leggere, ma non per questo meno toccanti – poiché il Medio Oriente inevitabilmente ci permea – ne discuterete qui tra 9 ore – sconvolgenti quindi sono le storie dei Nouvel Obs di bambini palestinesi con i corpi spezzati, le anime spezzate, che abbiamo tirato fuori di Gaza e curata ad Abiu Dhabi dove Sarah canta e sorride ancora, una bambina di cinque anni, il cui viso era profondamente bruciato, e che ci guarda il suo viso rugoso decorato con una nuova pelle rosa innestata…

Commovente è anche l’amicizia raccontata da La Croix l’Hebdo, tra palestinesi in lutto da Israele e israeliani in lutto da palestinesi, l’uno vittima dell’altro, ma queste vittime si incontrano in un gruppo trentennale, nato durante la speranza delusa della Accordi di Oslo, il Circolo dei Genitori-Forum della Famiglia, al quale dal 7 ottobre hanno aderito nuovi membri e che sono guidati da due uomini maturi che si considerano fratelli, Arab Aramin, la cui sorella Abir è morta a 10 anni a causa di un proiettile di gomma sparato da una guardia di frontiera e Guy Elhanan la cui sorella Smadar morì a 14 anni in un attentato suicida mentre tornava da scuola… C’è nella storia della Croce le ferite settimanali odio, rabbia e poi sopraffazione e risate e complicità… Ho letto che Guy Elhanan ha vinto la sua rabbia venendo a studiare in Francia a Saint-Denis, è stato con noi che ha imparato l’arabo, è la nostra diversità culturale che lo ha calmato, ne sono orgoglioso… Preserviamolo?

L’Express ci racconta un anno di antisemitismo in Francia, che non è solo violenza, ma a volte coppie che vanno in pezzi, amicizie interrotte.

Charlie Hebdo, l’altro giornale di Lançon, ci mette fuori gioco con le vecchie pagine di un altro giornale satirico del secolo scorso, risate, dove gli ebrei, bella battuta, avevano barbe, occhi storti, nasi adunchi, Charlie vuole che ci ricordiamo di noi stessi -anche quando l’antisemitismo era un linguaggio familiare… Questi archivi sono inquietanti, è un eufemismo…

Stiamo parlando di altri archivi…

Chi sono l’incanto di uno storico americano, Robert Darnton, che leggete sul settimanale Cross Again e in Point, specialista del nostro XVIII secolo e che ci racconta questa felicità del passato nelle biblioteche…! “Ho scoperto questa gioia dell’archivio: la scatola che ti viene portata, il collegamento che bisogna sciogliere, la scatola che si apre, il lavoro di esplorazione che inizia… È affascinante! Facciamo scoperte. Abbiamo contatti con vite perdute”… Nelle sue avventure silenziose scoprì un giorno un poliziotto, Joseph d’Hemery, un uomo colto che compilava gli autori del suo tempo, e che, da giovane Diderot, aveva scritto… “molto giovane intelligente, ma molto pericoloso. » Il che si vedeva bene se si considera che l’Illuminismo portò alla Rivoluzione… Nel suo ultimo libro Darnton racconta come avvenne, la rivoluzione, non come una sorpresa ma come il culmine di un’atmosfera, uno stato d’animo, uno stato d’animo rivoluzionario, in inglese si dice Temper, è emozionante…

Altri archivi sorprendenti, quelli della giustizia di Vichy che seguirono le tracce della resistenza comunista, giungono a noi, un testo meraviglioso edito da una filiale di Gallimard, diari di viaggio di Jean Giono, che nell’estate del 39 perlustrò la Drôme e scrisse il suo percorso, gli odori, la terra, in un quaderno di scuola… Questo cammino e il destino di queste parole sorprendenti vi sono raccontati nel Delfinato Libération, un dono…

E in regalo, raccontati in Télérama questi quaderni della grande Virginia Woolf, accessibili su un sito dedicato, 7000 pagine annerite tra il 1905 e il 1941 ed è meraviglioso, credevamo di aver letto tutto di lei. “Virginia Woolf scrive come se si attirassero le onde. Le sue parole ondeggiano. Scrutando i suoi alti e bassi, immaginiamo il suo gesto rapido, i suoi pensieri che galoppano sotto il recinto. Le lettere si aggrappano le une alle altre e spesso formano archi impetuosi, come piccoli ponti tra le idee. L’inchiostro è nero, azzurro, talvolta tendente al turchese o al violaceo delicato. » Dà anche a Télérama molto talento!

E ci parli di culi…

Glutei rosa e muscolosi, glutei d’uomo che prendono tutta la luce e si impongono trionfalmente a Parigi, in arrivo da Boston una mattina di settembre, mi informa il divertito e canzonatorio Exhilarated Point, la cui penna Violaine de Montclos si illumina alla descrizione di un corpo maschile sorpreso nel gabinetto…

“Testa abbassata, capelli arruffati, gambe divaricate, l’uomo senza volto si asciuga energicamente la schiena, mettendo in mostra le natiche e i testicoli. I suoi piedi hanno lasciato tracce d’acqua sul terreno, la sua pelle è chiazzata, livida in alcuni punti, senza dubbio rosata per il freddo in altri, e questo corpo nudo è così realistico che dà allo spettatore la sensazione di osservarlo di nascosto, come se il la porta del bagno si era improvvisamente aperta su quella scena banale. »

Ma chi era quest’uomo che il pittore Gustave Caillebotte aveva sequestrato nel suo bagno? Perché sì, è un dipinto, “l’uomo nel bagno”, che non avevamo mai visto così bene nella Francia della vecchia Europa… Eseguito nel 1884, fu esposto quasi di nascosto a Bruxelles in una mostra di artisti d’avanguardia anch’essi imbarazzati da questo quartiere, poi sprofondato in collezioni private prima di essere ripreso nel 2011 dal museo di Boston, che lo ha quindi prestato al museo d’Orsay per una mostra che inaugura tra quattro giorni dedicata a Caillebotte e intitolata agli uomini della pittura…

E questo è l’argomento. Unico tra tutti gli impressionisti, Caillebotte consacrò i suoi colori e la sua forza agli uomini: erano uomini vigorosi, barcaioli muscolosi, piallatori lucidi di sudore, ma uomini di tutte le classi e di tutte le fedi, che catturava nella loro semplicità mascolina, lontana dagli schemi corpi igienizzati dei classici, li dipingeva così tanto da uomo, Caillebotte, che da diversi anni si specula sulle sue preferenze sessuali, lui, di cui esiste una foto travestito da donna, ma per un ballo in maschera, andiamo! Ha vissuto con Charlotte Berthier, che non sposò perché di origini modeste… Ma al di là dei segreti o delle fantasie delle alcove, aleggia intorno a Caillebotte, un profumo strano, speculazioni, una carica omoerotica che trasuda dai suoi quadri… L’inquietante i glutei saranno al centro della mostra, sono disturbato.

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