Il discorso del Papa all’Università Cattolica di Lovanio

Il discorso del Papa all’Università Cattolica di Lovanio
Il discorso del Papa all’Università Cattolica di Lovanio
-

Papa Francesco, dall’Aula Magna dell’Università Cattolica di Lovanio, ha parlato questo sabato pomeriggio, 28 settembre, agli studenti e ai membri del personale accademico venuti ad incontrarlo. Un discorso che parla di transizione ecologica, in cui il Papa sostiene che affinché il cambiamento avvenga, gli interessi economici, la violenza e l’arroganza devono cessare di prevalere. Il posto della donna nella Chiesa e nella società, la sobrietà, il ruolo dell’università per gli studenti, temi che il papa affronta nel discorso agli studenti dell’Università Cattolica.

Cari fratelli e sorelle, ciao!

Grazie, Signora Rettore, per le sue gentili parole. Cari studenti, sono felice di incontrarvi e di ascoltare i vostri pensieri. Sento in queste parole la passione e la speranza, il desiderio di giustizia, la ricerca della verità.

Tra le domande che poni mi ha colpito quella difuturo e ansia. Vediamo chiaramente quanto sia violento e arrogante il male che distrugge l’ambiente e le persone. Sembra non conoscere freni. La guerra ne è l’espressione più brutale; così come la corruzione e le moderne forme di schiavitù. A volte questi mali inquinano la religione stessa, che diventa strumento di dominio. Ma questa è una bestemmia. L’unione degli uomini con Dio, che è l’Amore salvifico, diventa schiavitù. Anche il nome del Padre che è rivelazione di attenzione diventa espressione di arroganza. Dio è Padre, non padrone; è Figlio e Fratello, non dittatore; è uno Spirito d’amore, non di dominio.

Noi cristiani sappiamo che il male non ha l’ultima parola, come si suol dire, che ha i giorni contati. Ciò non toglie il nostro impegno, anzi lo aumenta: la speranza è una nostra responsabilità. La speranza non delude mai.

A questo proposito mi chiedete quale sia il rapporto tra cristianesimo ed ecologia, cioè qual è il progetto della nostra fede riguardo alla casa comune di tutta l’umanità. Lo direi in tre parole: gratitudine, missione, fedeltà.

Il primo atteggiamento è la gratitudine perché questa casa ci è donata: non ne siamo i padroni, siamo ospiti e pellegrini sulla terra. Il primo a prendersene cura è Dio: di noi si prende cura soprattutto Dio che ha creato la terra – dice Isaia – “non come un luogo vuoto, ma perché sia ​​abitato” (cfr Is 45,18). E l’ottavo salmo è pieno di una gratitudine sorprendente: «Vedere il tuo cielo, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che hai fissate / cos’è l’uomo che tu pensi di lui, / figlio dell’uomo, perché cura?” (Sal 8,4-5). Grazie, o Padre, per il cielo stellato e per la vita di questo universo!

Il secondo atteggiamento è quello della missione: siamo al mondo per preservarne la bellezza e coltivarla per il bene di tutti, soprattutto per i posteri, il prossimo nel futuro. Questo è il “programma ecologico” della Chiesa. Ma nessun piano di sviluppo può avere successo se l’arroganza, la violenza e la rivalità restano nelle nostre coscienze. Dobbiamo andare alla fonte del problema che è il cuore dell’uomo. Da qui nasce anche l’urgenza drammatica della questione ecologica: l’arrogante indifferenza dei potenti che privilegiano sempre l’interesse economico. Soldi.

“Mia nonna mi diceva sempre “il diavolo entra sempre dalle tasche”.

Finché le cose resteranno così, qualsiasi richiesta verrà messa a tacere o ascoltata solo nella misura in cui si adatta al mercato. E finché il mercato resterà in prima linea, la nostra casa comune subirà ingiustizie. La bellezza del dono esige la nostra responsabilità: siamo ospiti, non despoti. A questo proposito, cari studenti, considerate la cultura come la cultura del mondo, e non solo delle idee.

Qui sta la sfida dello sviluppo integrale che richiede il terzo atteggiamento: la fedeltà. Fedeltà a Dio e all’uomo. Questo sviluppo riguarda, infatti, tutte le persone sotto aspetti della loro vita: fisici, morali, culturali, socio-politici; e a ciò si oppone ogni forma di oppressione e di rifiuto. La Chiesa denuncia questi abusi impegnandosi soprattutto nella conversione di ogni membro, di noi stessi, alla giustizia e alla verità. In questo senso, lo sviluppo integrale fa appello alla nostra santità: è vocazione a una vita giusta e felice, per tutti.

La scelta da intraprendere è quindi tra manipolare la natura e coltivare la natura. A partire dalla nostra natura umana – si pensi all’eugenetica, agli organismi cibernetici, all’intelligenza artificiale -. L’opzione tra manipolare o coltivare riguarda anche il nostro mondo interiore.

“La Chiesa è donna”

Pensare all’ecologia umana ci porta a toccare un tema che sta a cuore a voi, ancor più a me e ai miei predecessori: il ruolo delle donne nella Chiesa. “Ho apprezzato quello che hai detto.” (a Geneviève Damas che lo ha sfidato a nome degli studenti di Louvain-la-Neuve).

Qui la violenza e l’ingiustizia pesano, così come i pregiudizi ideologici. Per questo dobbiamo riscoprire il punto di partenza: chi è la donna e chi è la Chiesa? La Chiesa è il popolo di Dio, non una multinazionale. La donna, nel popolo di Dio, è figlia, sorella, madre. Come me, sono un figlio, un fratello, un padre. Sono queste le relazioni che esprimono il nostro essere ad immagine di Dio, uomo e donna insieme e non separatamente. Le donne e gli uomini, infatti, sono persone, non individui; sono chiamati fin dal “principio” ad amare e ad essere amati. Una vocazione che è missione. Di qui il loro ruolo nella società e nella Chiesa (cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, n.1).

Ciò che caratterizza le donne, ciò che è femminile, non è determinato dal consenso o dalle ideologie. E la dignità è garantita da una legge originaria, scritta non sulla carta, ma nella carne. La dignità è un bene inestimabile, una qualità originaria che nessuna legge umana può dare o togliere. A partire da questa dignità comune e condivisa, la cultura cristiana sviluppa in modo sempre rinnovato, nei diversi contesti, la vocazione e la missione dell’uomo e della donna e il loro reciproco essere, nella comunione. Non l’uno contro l’altro, in istanze opposte, non femminismo contro machismo, ma l’uno per l’altro.

Ricordiamo che la donna è al centro dell’evento salvifico. È attraverso il “sì” di Maria che Dio stesso viene nel mondo. La donna è feconda accoglienza, cura, devozione vitale. La donna è più importante dell’uomo, ma è brutto quando la donna vuole essere l’uomo. Apriamo gli occhi sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale; dalla vita coniugale alla maternità, alla verginità, per il Regno di Dio e per il servizio.

Tu stesso sei qui per crescere come donne e come uomini. Siete in movimento, in formazione come persone. Ecco perché il tuo percorso accademico comprende diversi ambiti: ricerca, amicizia, servizio sociale, responsabilità civile e politica, espressioni artistiche, ecc.

Penso all’esperienza che vivi ogni giorno, in questa Università Cattolica di Lovanio, e condivido tre aspetti semplici e decisivi della formazione: come studiare? perché studiare? Per chi studiare?

Come studiare: non esiste solo un metodo, come in ogni scienza, ma uno stile. Ognuno può coltivare il proprio. Lo studio, infatti, è sempre un percorso verso la conoscenza di sé. Ma esiste anche uno stile comune che può essere condiviso nella comunità accademica. Studiamo insieme: grazie a chi ha studiato prima di me – gli insegnanti, i compagni più avanzati -, a chi studia accanto a me in classe. La cultura, come la cura di sé, implica la cura reciproca. Non dovrebbe esserci guerra tra studenti e insegnanti, dovrebbe esserci dialogo.

In secondo luogo, perché studiare. C’è una ragione che ci spinge e uno scopo che ci attrae. Devono essere buoni, perché da essi dipende il senso dello studio, l’orientamento della nostra vita. A volte studio per trovare un tipo di lavoro, ma finisco per vivere secondo un altro. Diventiamo una “merce”. Non viviamo per lavorare, ma lavoriamo per vivere; È facile a dirsi, ma bisogna impegnarsi a metterlo in pratica con costanza.

Terzo, per chi studiare. Per te stesso? Per segnalare agli altri? Studiamo per saper educare e servire gli altri, innanzitutto attraverso il servizio della competenza e dell’autorità. Prima di chiederci se ha senso studiare, preoccupiamoci di servire qualcuno. Il diploma universitario attesta poi la capacità per il bene comune.

Cari studenti, è mia gioia condividere questi pensieri con voi. E così facendo, percepiamo che esiste una realtà più grande che ci illumina e ci supera: la verità.

Qual è la verità? Pilates ha posto questa domanda: “Senza verità la vita perde il suo significato, ma senza significato perdiamo la verità?” La verità può essere trovata ma bisogna essere critici per poter andare avanti.

Senza verità, la nostra vita perde il suo significato. Lo studio ha senso quando cerca la verità e, nel cercarla, capisce che siamo fatti per trovarla.

La verità si può trovare: è accogliente, è disponibile, è generoso. Se rinunciamo a cercare insieme la verità, lo studio diventa uno strumento di potere, di controllo sugli altri. Non serve, domina.

Trovo triste quando trovo università in tutto il mondo dove preparano gli studenti ad una mentalità individualistica, dove non c’è spirito comunitario, dove sono semplicemente preparati a vivere in modo competitivo.

Al contrario, la verità rende liberi (cfr Gv 8,32). Vuoi la libertà? Siate cercatori e testimoni della verità! Cercando di essere credibili e coerenti attraverso le scelte quotidiane più semplici. Così questa Università diventa, ogni giorno, ciò che vuole essere, cioè un’Università cattolica! Andare avanti e non cadere nelle dicotomie ideologiche. La Chiesa è donna e questo ci aiuterà molto.

Ti ringrazio per questo incontro. Benedico di cuore voi e il vostro cammino di formazione. E vi raccomando: non dimenticate di pregare per me. Mandami vibrazioni positive se non vuoi pregare, ne ho bisogno.

Grazie

-

PREV L’Agenzia mondiale antidoping chiede la sospensione del tennista Jannik Sinner
NEXT Arbitro numero 1 per la stagione 2023-2024 al fischio dell’RC Lens-OGC Nizza