A Montpellier, il processo contro Sandrine Pissarra, 54 anni, e il suo compagno Jean-Michel Cros, 49 anni, ha messo in luce l’orrore vissuto da Amandine, 13 anni, morta nell’agosto 2020 dopo anni di abusi. Mercoledì è intervenuta Ambre, 19 anni, sorella maggiore della vittima, fornendo una testimonianza precisa e agghiacciante.
Ambre è tornata al giorno in cui sua sorella morì. “Quando mi sono alzato, la mamma era nel panico. Mi ha detto che Amandine se la passava molto male. Jean-Michel l’aiutò a salire le scale. » La giovane, allora quindicenne, si prende cura di Amandine, visibilmente in punto di morte. “L’ho lavata sotto la doccia, ma non riusciva a parlare chiaramente. » «Una volta sistemata sul letto, Amandine ha cominciato a schiumare alla bocca. Jean-Michel la mise in una posizione laterale di sicurezza. Ho detto: “Lascia perdere, è morta”. »
Le bugie imposte
All’epoca Ambre si attenne alla versione elaborata da sua madre per gli investigatori. Amandine sarebbe morta per un incidente legato a disturbi alimentari. Ma oggi ha rivelato la verità: “Volevo proteggere mia madre. Quindi ho detto quello che mi ha chiesto di dire. » Ambre ha portato questo peso per anni, prima di rompere il silenzio.
Ha così raccontato gli abusi che Amandine subiva quotidianamente, relegata in un ripostiglio dal quale usciva solo per svolgere le faccende domestiche. “Doveva fare le pulizie in maglietta, poi nuda, per impedirle di rubare il cibo. La mamma ha monitorato tutto dal suo telefono con le telecamere. » Le rare volte in cui la famiglia usciva di casa, Sandrine Pissarra chiudeva a chiave la porta.
Totale indifferenza materna
Ambre descriveva anche una madre autoritaria e fredda, la cui violenza psicologica e fisica scandiva la vita quotidiana. “Dopo il 6 agosto, era come se la mamma fosse sollevata. Era come se Amandine non fosse mai esistita. » Questo agghiacciante distacco è corroborato da Ethan, il fratello minore di 15 anni. “La mamma picchiava spesso Amandine, a volte sbatteva la testa contro il muro. Venivo picchiato due o tre volte al mese. Per me era normale. »
Il nostro dossier sugli abusi
Oggi Ambre esprime un misto di rabbia e rassegnazione. “Amo ancora mia madre, ma merita quello che le sta accadendo. » Il processo gli permette finalmente di liberare le sue parole, a lungo soffocate dalla paura e dal senso di colpa. “Voglio che la gente sappia cosa è successo a mia sorella. Non se lo meritava. »