Terza opera di Jean-Philippe Rameau (1683-1764), Castore e Polluce è il soggetto di una nuova produzione in scena al Palais Garnier, a Parigi, fino al 23 febbraio. A differenza di molte opere di epoca barocca ispirate alla mitologia antica, la trama è relativamente semplice. Si basa sullo squilibrio deciso da Giove, il padre, tra i suoi gemelli dal destino eroico.
Uno, Polluce, beneficia dello status immortale, a differenza di Castore, che è chiamato a morire in battaglia. Convocato da varie voci terrene per riparare questa ingiustizia, il dio degli dei finirà per unire i due fratelli nell’immortalità galattica di una costellazione dello zodiaco chiamata “Gemelli”. La vicenda non basterebbe però a nutrire il libretto di una tragedia lirica senza la presenza di un vero e proprio nodo corniolano più o meno stretto attorno ai due fratelli che amano la stessa donna, Télaïre, figlia del Sole.
Creata nel 1737, la partitura di Rameau fu rivista nel 1754. Fu la prima versione scelta per il suo ritorno all’Opera di Parigi. Principalmente perché ha un prologo da guerriero. Peter Sellars lo considera la matrice per gli sviluppi successivi di una trama drammatica basata sui conflitti, di ordine morale o sentimentale.
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