la commovente testimonianza della sorella della ragazzina morta di fame a 13 anni

la commovente testimonianza della sorella della ragazzina morta di fame a 13 anni
la commovente testimonianza della sorella della ragazzina morta di fame a 13 anni
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Il 6 agosto 2020, giorno della sua morte per arresto cardiaco nella casa di famiglia a Montblanc (Hérault), vicino a Béziers, la studentessa pesava solo 28 kg per 1,55 m.

Processata da lunedì a Montpellier per “atti di tortura o di barbarie che portano alla morte senza intenzione di provocarla”, in particolare per averla volontariamente “fata morire di fame”, Sandrine Pissarra, 54 anni, nega di aver privato del cibo la figlia e rischia l’ergastolo.

Nel secondo giorno del processo, il cui verdetto è atteso venerdì, ha ribadito di non aver ancora capito “Perché”O “Che cosa” sua figlia era morta.

“Cosa gli hai fatto?”

“Sig. Impiegato, le chiederò di mostrare le foto sullo schermo”il presidente della Corte d’Assise, Éric Emmanuelidis, poi lo taglia. Su un grande schermo appare, in un’aula silenziosa, una foto di classe risalente all’anno scolastico 2019. «È tua figlia. Non ha un grande sorriso, ma ha un bel viso.– commenta il magistrato.

“Ed ecco il corpo di Amandine così come l’abbiamo trovato al secondo piano di casa tua”continua. La giovane, distesa a terra supina, appare poi estremamente magra. In piedi sul banco degli imputati, Sandrine Pissarra, lunghi capelli castani, resta in silenzio.

Poi viene mostrata la foto n. 7 del fascicolo dell’indagine: un primo piano del viso gonfio della studentessa, orbite infossate, guance infossate, sangue sulla fronte, capelli strappati, denti rotti. Éric Emmanuelidis insiste: “Cosa non hai visto, non hai capito? Aveva già quella faccia il giorno prima, i giorni prima… Si è privata del mangiare?”.

“Sì, penso di sì.”piegato Sandrine Pissarra.

“E si è anche rotta i denti apposta. Cosa le hai fatto? È ora”spinge il presidente del tribunale. Invano. Sandrine Pissarra resta concentrata sul volto torturato di sua figlia, sui suoi lineamenti inespressivi, e continua a non dire nulla. “Siediti”finisce per lasciare andare il magistrato.

“Era l’inferno in terra”

Interrogata come testimone questa mattina presto, ha detto un’altra delle sue figlie, Cassandra, oggi 28enne violenza e privazione del cibo che lei stessa ha sofferto durante l’infanzia, prima che Amandine ne diventasse la principale vittima.

“Era l’inferno in terra. Ogni giorno”specifica Cassandra, trasmette i nostri colleghi da Mezzogiorno libero. Spiega che con gli altri bambini della famiglia si alzava alle 5 del mattino per “fare i lavori domestici”, che tutti venivano schiaffeggiati, colpiti e picchiati con la scopa.

Aggiunge che la loro unica via d’uscita era arrivare all’età di 18 anni e andarsene. Che i servizi sociali erano stati allertati ma che la madre chiedeva loro di mentire. Questo lo ha detto loro “che in una famiglia affidataria rischiavamo di essere picchiati o stuprati”che stava scegliendo “tra peste e colera”.

Dopo la morte di Amandine, “sembrava che non ci fosse mai stata un’Amandine in questa casa”anche lei ricordava.

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