UN il giorno prima della cerimonia di insediamento della presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump ha dato il tono al suo secondo mandato. Il miliardario ha interpretato il deus ex machina in una delle principali controversie sino-americane del momento: il futuro di TikTok negli Stati Uniti. Di proprietà del colosso cinese di Internet ByteDance, la piattaforma, che consente la trasmissione di brevi video, è soggetta a una legge che ne obbliga l’acquisto da parte di investitori americani. In caso contrario, gli viene ordinato di cessare le sue attività nel Paese. Domenica 19 gennaio Donald Trump ha annunciato l’intenzione di emanare un decreto per sospendere il testo, una volta investito, in modo da avere l’ultima parola sul destino di TikTok.
Mentre la legge stava per entrare in vigore, TikTok ha preso l’iniziativa, il 18 gennaio, di interrompere l’accesso al suo servizio ai 170 milioni di utenti che ha negli Stati Uniti. La sospensione del social network è arrivata il giorno dopo una decisione della Corte Suprema, che ha rafforzato la legge che vieta la piattaforma. Questo testo è stato adottato nell’aprile 2024 dal Congresso, in nome della sicurezza nazionale.
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Gli Stati Uniti citano il rischio che i dati degli utenti vengano trasmessi al governo cinese. Vogliono anche proteggersi da possibili tentativi di ingerenza da parte di Pechino. TikTok ha intentato senza successo una causa basata sul Primo Emendamento, relativo alla libertà di espressione, evidenziando la notevole popolarità dell’applicazione.
Vittoria a buon mercato
Appena preso il potere, il nuovo presidente ha quindi scavalcato un voto ottenuto da una fortissima maggioranza del Congresso, abbinato ad una decisione della Corte Suprema presa all’unanimità. Ancora una volta, non esita a liberarsi da vincoli e convenzioni per trattare i casi a modo suo, nella direzione che gli è più favorevole.
Si offre così una vittoria politica a buon mercato per chi ha evitato la chiusura totale di un social network estremamente popolare. Anche se in questa fase ByteDance si rifiuta di vendere, Donald Trump, concedendo più tempo per trovare un acquirente per TikTok, fa della piattaforma un oggetto di contrattazione che potrebbe tornargli utile nelle trattative future. Ciò riguarda sia la Cina di Xi Jinping, con cui ha parlato dell’argomento, sia i futuri acquirenti di TikTok, che potrebbero diventare suoi potenziali stipulatoli.
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La decisione di Trump rientra in una logica transazionale volta a servire i suoi interessi politici, a dispetto della separazione dei poteri. Ancora più sorprendente è stato il modo in cui il presidente eletto lo ha giustificato. “Gli americani meritano di vedere la nostra entusiasmante inaugurazione lunedì”ha dichiarato. Abbastanza per ridimensionare l’urgenza di rispondere alle minacce che gravano sulla sicurezza degli Stati Uniti. Per il futuro si tratta di mantenere la piattaforma “in buone mani”vale a dire in quelli di qualcuno vicino al presidente.
Ricordiamo che fino ad oggi gli Stati Uniti non hanno fornito pubblicamente la prova che il social network abbia trasmesso i dati degli utenti o modificato il proprio algoritmo per favorire gli interessi di Pechino. Ma, in un contesto di esacerbata rivalità sino-americana, ormai tutto è permesso. Pertanto, alla luce della vicenda TikTok, è difficile accusare l’Unione Europea di voler limitare la libertà di espressione e limitare l’innovazione regolamentando le piattaforme americane. Gli Stati Uniti non regolamentano, lo adeguano.
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