Da “Twin Peaks” a “Mulholland Drive”, David Lynch in dieci – Libération

Da “Twin Peaks” a “Mulholland Drive”, David Lynch in dieci – Libération
Da “Twin Peaks” a “Mulholland Drive”, David Lynch in dieci film – Libération
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Premiato nel 1990 a Cannes per “Sailor e Lula”, il cineasta americano è morto questo giovedì 16 gennaio all’età di 78 anni. Da “Twin Peaks” a “Mulholland Drive”, ha lasciato irrevocabilmente il segno nella settima arte con un cult e un lavoro impareggiabile. In dieci , uno sguardo alla filmografia dell’artista.

Gomma da cancellare (1977)

Carne gonfia, capelli arruffati, tende di velluto (già), mattoni sbrindellati… Mostruosità iperstrutturata, nutrita di rimbombi metallici e suoni sintetici, il primo lungometraggio di David Lynch fa ribollire i materiali in una trance kafkiana che prende in prestito tanto dai surrealisti quanto dal espressionisti. Senza somigliare a nulla di conosciuto, eccetto i dipinti di Lynch. Un labirinto industriale di terra di nessuno fatto di mutanti cantanti («In Paradiso va tutto bene»), del pollo bilioso, dei viaggi nello spazio. Uno choc estetico.

L’uomo elefante (1980)

La Londra vittoriana disegnata nei bianchi e neri più puri e profondi per raccontare la vita di John Merrick, un mostro dal volto deforme esibito in un circo, preso in mano dal chirurgo Frederick Treves che scoprirà in Merrick un essere sensibile e sofisticato. Libero adattamento della vita di Joseph Merrick e chiave di accesso all’immenso campo di esplorazione che diventerà l’opera di David Lynch, il primo passo importante e verso il grande pubblico che dobbiamo a Mel Brooks, clown superlativo e produttore ispirato, entusiasta e avventuroso. .

Duna (1984)

La gigantesca petaudière è passata attraverso più mani (in particolare quella di Alejandro Jodorowsky) prima di essere recuperata dal produttore Dino de Laurentiis che l’ha affidata a Lynch, Duna non è il successo atteso. Pur essendo criticato per aver condensato all’estremo la saga di Frank Herbert, Lynch crea un’opera spaziale lenta, meno interessata allo spazio e alle distese deserte di Arrakis che a ciò che accade al suo interno. Le deliranti ambientazioni barocche e i vagabondaggi interiori di Paul (Kyle MacLachlan, che ritroverà Velluto blu et Cime gemelle). Clamoroso fallimento commerciale. Un brutto anatroccolo che amiamo moltissimo; quasi quanto la critica omicida e brillante allora pubblicata in Libe.

Velluto blu (1986)

Le recinzioni ordinate dei sobborghi suburbani, il prato ben curato, le strade e i vicoli immacolati – e dietro di loro, l’orrore che cova sotto la cenere, segreto e indicibile. Lo studente universitario Jeffrey Beaumont torna a casa nella Carolina del Nord dopo che suo padre ha subito un infarto. Di ritorno dall’ospedale, trova un orecchio umano mozzato in un terreno abbandonato che lo immerge nel cuore oscuro della cittadina, nutrito di sesso, violenza, droga, sadomasochismo, rapimenti, tendaggi di velluto e bluette innamorate.

Marinaio e Lula (1990)

La picaresca storia d’amore, sanguinosa e sensuale, tra Sailor (Nicolas Cage), piccola romantica di successo, e Lula (Laura Dern), fidanzata elettrica, attivamente ricercata dalla madre, che ha lanciato assassini distrutti contro la coppia alle pratiche voodoo. Nel cuore di un mondo infernale e devastato, Lynch racconta la possibilità di essere non solo felici, ma sproporzionatamente, appassionatamente, esageratamente felici. Una fiaba piena di teschi che esplodono, denti marci, rock’n’roll e abbracci selvaggi. Palma d’Oro a Cannes 1990.

Twin Peaks: Fuoco cammina con me (1992)

Venduto come appendice alla serie Cime gemelle, di cui ha affermato di svelare i molteplici misteri rimasti irrisolti al termine di due stagioni televisive, Fuoco cammina con me proponeva infatti esattamente il contrario: una vertiginosa, indicibile e faticosa discesa nel cuore della verità, nei suoi strati profondi e irraggiungibili. Se L’Uomo Elefante è il film che ha aperto Lynch al grande pubblico, Fuoco cammina con me è colui che ha gettato tutti, senza troppe cerimonie, in un grande pozzo di fiamme.

Strade perdute (1997)

Da una storia oscura di ricatto con video rubati, di minaccia attraverso l’immagine filmata, Lynch disegna un falso film noir con bionde e brune specchiate, un film occulto fino all’astrazione, dove lo sguardo chirurgico del cineasta su oggetti o luoghi banali (un banale cortile di un ristorante di Los Angeles) sembra capace di trasformare la natura stessa delle cose, fino a renderle estranee e terrificanti. Come questi personaggi ridotti allo stato di segni o questa Hollywood divorata dall’interno. Un labirinto schizofrenico, lacerato a metà, trasportato dalla colonna sonora di Angelo Badalamenti e dallo spettro squilibrato di David Bowie. Il culmine di un percorso iniziato vent’anni prima con il baby mostro Gomma da cancellare. Un capolavoro.

Una storia vera (1999)

Quando viene a sapere che suo fratello Lyle, che vive da recluso e al quale non parla da anni, ha avuto un infarto, Alvin Straight decide di fargli visita. Invecchiato e indebolito, non riesce più a guidare e parte per questo viaggio di quasi 400 chilometri tra Iowa e Wisconsin al volante di un… tosaerba semovente. Film limpido, leggero, come alleggerito, di una tale semplicità che, al momento della sua uscita, sconcertò completamente i fan del regista.

Mulholland Drive (2001)

Una giovane attrice arriva a Hollywood per lasciare il segno e sprofonda gradualmente in un sogno da incubo con ramificazioni tentacolari. Con Mulholland DriveLynch si addentra nei territori più compiuti e remoti della sua visione, quello dove i punti di riferimento scompaiono, dove gli ultimi segni vengono cancellati. Un film che non è fatto per essere visto ma rivisto, rivisitato, costantemente. Ad ogni nuova visione, le pulsazioni si intensificano, i sussurri diventano più chiari, gli abbigliamenti più intimi. Film sensazionale, film sommario. Un riferimento insuperabile anche per molti.

Impero interno (2006)

Dietro la tenda di velluto, sotto il prato ben tagliato, dopo i focolari, alla fine dell’autostrada perduta, cosa resta? Un tunnel, lungo, spietato e freddo. Dove un’attrice – ancora una volta – fa un’audizione per ottenere un ruolo. Dove un ipnotizzatore uccide con un cacciavite. Dove le prostitute vagano per la Polonia negli anni ’30. Dove i conigli parlano una lingua indecifrabile. Dove dovrai avanzare come in una bufera di neve, pronto a combattere. Non un film, un urlo. Allarmante. Catturato dall’oscurità dello spazio infinito.

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