A Idlib, laboratorio della Siria di domani: “Al-Joulani cerca di accontentare l’Occidente ma non durerà”

Pubblicato il 25 dicembre 2024 alle 08:42. / Modificato il 25 dicembre 2024 alle 08:46.

6 minuti. lettura

Idlib, di notte, brilla di mille luci, come fuochi d'artificio. Quelli dei neon, delle vetrine e dei lampioni, perché l’energia elettrica non soffre le stesse carenze che nel resto della Siria. Di giorno, invece, la città diventa grigia a causa della polvere del deserto e dell'inquinamento. E per strada sono richiesti colori spenti: abiti scuri per gli uomini, abaya neri per le donne.

La capitale jihadista di Hayat Tahrir Al-Sham (HTS) è più prospera dell’ex governo siriano: negozi moderni, terminali di accesso a Internet, rete 5G. Non le mancano né collegamenti né sostegno internazionale, soprattutto da parte della Turchia, che la inonda con le sue merci. HTS vi governa senza condivisione dal 2017 con istituzioni, forze dell’ordine e regole diverse da quelle vigenti nel resto del Paese. “Qui”, spiega Hasna Badra, sopravvissuta alle carceri del regime di Bashar al-Assad, “abbiamo creato una società senza ingiustizie, che opera secondo i principi dell’Islam. Abbiamo lottato per questo”. Abu Mohammed al-Joulani estenderà il modello di società islamica da lui costruito a tutta la Siria? Oggi afferma di volerne fare un Paese multireligioso, tollerante verso tutte le religioni, ma a Idlib, laboratorio della Siria di domani, la realtà contraddice le promesse.

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