I migranti “sono molto esposti alla sofferenza psicologica”

I migranti “sono molto esposti alla sofferenza psicologica”
I migranti “sono molto esposti alla sofferenza psicologica”
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Un materasso gonfiabile steso in strada, urla di terrore, coltelli, una persona che si avvicina pericolosamente da una finestra aperta. La scena vissuta martedì mattina in rue du Simplon, sotto la stazione di Losanna, ha lasciato il segno nella mente di chi l’ha vissuta. La polizia non conferma che sia avvenuto un tentativo di suicidio durante l’intervento volto ad accompagnare una coppia etiope su un aereo che li riportasse in Romania, ma le testimonianze dimostrano comunque che la situazione era particolarmente tesa a livello emotivo.

Il rischio è noto nella comunità. “La letteratura scientifica mostra che le persone provenienti dal settore dell’asilo sono altamente esposte alla sofferenza psicologica e presentano un alto rischio di sviluppare disturbi psichiatrici”, descrive il Dipartimento di sanità e azione sociale (DSAS). Numerosi studi stimano che la prevalenza di questi disturbi colpisca tra il 20 e il 60% dei migranti, a seconda dell’origine etnica e del tipo di percorso migratorio”. Inoltre, “le manifestazioni dei problemi psicologici possono assumere diverse forme cliniche ed essere influenzate dalla cultura, il che talvolta complica la formulazione della diagnosi”.

Negli ultimi anni sono stati segnalati numerosi casi, tra cui il tentativo di suicidio di una giovane madre afghana a Sainte-Croix (VD) questa primavera. “Preferirei morire piuttosto che essere licenziato”, ha poi citato “24heure”. Un giovane richiedente, anche lui afghano, si è suicidato nel 2022 a Ginevra, seguito pochi mesi dopo da un richiedente nigeriano di 33 anni.

Da anni il Canton Vaud ha istituito la Rete Salute e Migrazione, un sistema medico-sanitario specializzato composto da équipe medico-infermieristiche in prima linea, precisa il DSAS. “I richiedenti asilo che presentano difficoltà psicologiche vengono individuati e indirizzati a professionisti della salute mentale”, in particolare presso il CHUV, la Fondazione Nant, l’associazione Appartenance o anche verso studi specializzati in psichiatria transculturale. Attiva anche una rete di associazioni, per non parlare “per i minori del ruolo fondamentale delle scuole”.

E il Cantone afferma di aver rafforzato ulteriormente il suo sostegno a diversi progetti negli ultimi due anni, a fronte di arrivi sempre più numerosi. “La salute mentale dei migranti viene presa molto sul serio e sono state messe in atto molte misure. Nonostante ciò, è purtroppo impossibile prevenire tutte le situazioni di disagio che potrebbero portare ad atti disperati”.

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