L’esternalizzazione dei servizi si distingue come un fattore chiave dell’economia digitale marocchina. Nel 2023, le esportazioni legate a questo settore hanno generato 17,9 miliardi di dirham, accompagnate dalla creazione di 141.000 posti di lavoro, con un aumento significativo di 41.000 posti rispetto al 2021. Queste prestazioni riflettono, secondo il funzionario governativo, la crescita dell’attrattiva del Marocco per gli investitori internazionali.
Recentemente sono stati istituiti partenariati strategici, compresi accordi che dovrebbero creare 3.300 posti di lavoro aggiuntivi e l’apertura di tre nuove imprese a partire dal 2024, generando 1.800 posti di lavoro. Queste iniziative rientrano nel contratto di programma 2024-2030, che mira a creare 130.000 posti di lavoro entro il 2030, consolidando ulteriormente il posto di questo settore nell’economia nazionale.
Startup digitali, catalizzatori di innovazione e competitività
Da un lato un programma nazionale punta a rafforzare la formazione dei talenti in ambito digitale. L’obiettivo è aumentare il numero dei laureati in informatica, da 8.000 a 22.500 all’anno entro il 2027. Per fare ciò, 183 nuovi programmi di formazione saranno implementati in 12 università del Regno, rispondendo così alla crescente domanda di competenze specialistiche.
D’altro canto, la riqualificazione professionale costituisce un asse chiave di questa strategia. Il programma pilota Job Index, lanciato nel 2023-2024, ha permesso di formare 1.000 giovani, il 73% dei quali è entrato rapidamente nel mercato del lavoro. Forte di questo successo, il governo punta ad estendere questa iniziativa per formare altri 15.000 giovani entro il 2026, favorendo così l’accesso alle opportunità professionali in un settore in crescita.
Intelligenza artificiale: tra opportunità e preparazione nazionale
Nonostante i progressi compiuti, permangono tensioni sulle questioni di equità e trasparenza, in particolare nell’organizzazione dei concorsi pubblici. Il ministro ha sottolineato gli sforzi intrapresi, come l’utilizzo della piattaforma pubblica per l’impiego, che ha permesso di organizzare 27.000 concorsi dal 2020. Tuttavia, persistono alcune critiche.
Da parte loro, i deputati dell’opposizione hanno denunciato gli abusi digitali che facilitano gli imbrogli, nonché l’assenza di misure innovative per garantire l’integrità dei concorsi. Queste polemiche, esacerbate da avvenimenti recenti, come quello delle consultazioni degli avvocati, sono state alimentate anche dai parlamentari, che hanno criticato il formato statico delle risposte ministeriali.