I francesi hanno chiamato alle urne oggi

I francesi hanno chiamato alle urne oggi
I francesi hanno chiamato alle urne oggi
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Domenica i francesi hanno votato in massa per il primo turno delle storiche elezioni legislative, che potrebbero aprire la strada all’estrema destra per salire al potere tra una settimana.

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Il tasso di partecipazione era a livelli record a mezzogiorno nella Francia metropolitana, al 25,90%, rispetto al 18,43% delle elezioni legislative del 2022 tenutesi nello stesso periodo, ha annunciato il Ministero degli Interni.

“Si tratta del livello più alto dalle elezioni legislative del 1981”, osserva Mathieu Gallard, direttore della ricerca dell’istituto elettorale Ipsos.

Nei seggi elettorali, molti elettori hanno espresso la loro ansia ed eccitazione per queste elezioni anticipate indette, con sorpresa di tutti, dal presidente Emmanuel Macron il 9 giugno.

«Vorrei ritrovare un po’ di serenità, perché dalle elezioni europee tutto ha assunto dimensioni preoccupanti», confida Roxane Lebrun, 40 anni, di Bordeaux, nel sud-ovest.

Nei quartieri settentrionali di Marsiglia, un grande porto sul Mediterraneo, che conta una grande popolazione di origine immigrata, Nabil Agueni, 40 anni, ha viaggiato anche se non si era recato alle urne europee: “Finché abbiamo la scelta, è meglio andare a votare”, scivola.

Le RN favori

Molte personalità politiche sono andate a votare in mattinata.

Lo ha fatto il presidente Emmanuel Macron a Le Touquet, nel nord-ovest della Francia, concedendosi, come di consueto, una lunga passeggiata tra foto e abbracci.

La leader di estrema destra Marine Le Pen ha votato a Hénin-Beaumont, nel nord.

I francesi potranno recarsi alle urne fino alle 18:00 (12:00 ora orientale) o alle 20:00 (14:00 ora orientale) nelle grandi città, ora in cui emergeranno i primi risultati di queste elezioni potenzialmente sconvolgenti.

Sono già diffuse le prime cifre relative alle Antille francesi: un candidato del Raggruppamento Nazionale (RN, estrema destra) si presenterà al secondo turno delle elezioni legislative in Martinica, il primo su quest’isola, anche se con un punteggio inferiore al Il 10% lascia pochi dubbi sull’esito del voto.

Il primo ministro Gabriel Attal rilascerà una dichiarazione nella sede del partito presidenziale Renaissance dopo le 20:00 (14:00 ora di New York), secondo il suo entourage.

Incarnato dal suo presidente Jordan Bardella, 28 anni, il Raggruppamento Nazionale ha tra il 34% e il 37% delle intenzioni di voto, con la prospettiva senza precedenti di una maggioranza relativa o assoluta il 7 luglio, la sera del secondo turno.

Secondo i sondaggi, da prendere con cautela poiché l’incertezza resta alta, il RN è davanti all’alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP), data tra il 27,5 e il 29%, e al campo presidenziale (centro destra), con 20 a 21. %.

A pari rischio

Se Jordan Bardella diventasse primo ministro, sarebbe la prima volta che un governo di estrema destra guiderebbe la Francia dalla seconda guerra mondiale, quando fu instaurato un regime collaborazionista non eletto.

Altrimenti, il rischio di un’Assemblea bloccata, senza possibilità di alleanza tra campi molto polarizzati, è reale, uno scenario che farebbe precipitare la Francia nell’ignoto.

Una scommessa ultra-rischiosa: la decisione del presidente Macron di sciogliere la camera bassa del Parlamento il 9 giugno, annunciando appena il fallimento delle sue truppe alle elezioni europee, ha provocato un terremoto politico.

Nonostante le divergenze interne, nei giorni successivi la sinistra è riuscita a concludere un accordo di coalizione.

Ma i disaccordi tra il gruppo della sinistra radicale La France Insoumise (LFI) e i suoi partner (socialisti, ecologisti, comunisti), in particolare sulla figura contestata dell’ex candidato della LFI alle presidenziali Jean-Luc Mélenchon, sono rapidamente riemersi e hanno parassitato le loro campagna.

In questo periodo nulla sembrava rallentare il dinamismo del RN nella campagna sul potere d’acquisto e contro l’immigrazione: né la vaghezza sull’abrogazione della riforma pensionistica di Macron, né l’emozione suscitata dalla volontà di Bardella di escludere i cittadini con doppia nazionalità dal “lavori strategici”, né le dichiarazioni sulfuree di alcuni candidati RN.

Tuttavia, potrebbe essere difficile trarre lezioni dal primo turno, soprattutto a causa del gran numero di triangolari: tre candidati si sono qualificati per il secondo turno.

Ma anche un’altra incognita: il numero dei ritiri tra i due turni, la pratica del “fronte repubblicano” di ostacolare l’estrema destra che si è indebolita negli anni.

“Massima chiarezza”

È tra i “macronisti” che la pressione è più forte (Emmanuel Macron è stato eletto capo dello Stato avendo fatto ricorso nel 2017 e poi nel 2022) all’argomento della diga contro l’estrema destra.

Giovedì aveva promesso “la massima chiarezza” sull’atteggiamento da seguire, ma finora sembrava propendere per un “né RN, né LFI” criticato anche nel suo stesso campo.

Lunedì a mezzogiorno riunirà il primo ministro e gli altri membri del governo al palazzo presidenziale dell’Eliseo, per definire una strategia contro l’estrema destra.

Queste elezioni legislative si svolgono dopo due anni di maggioranza relativa nell’Assemblea, dove il campo presidenziale ha dovuto cercare alleati testo per testo o ricorrere a un articolo della Costituzione che permetteva di approvare il bilancio e la riforma delle pensioni senza votazione.

Il trionfo del RN alle elezioni europee – 31,4% dei voti contro il 14,6% del campo di Macron – ha fatto precipitare gli eventi e le scelte del presidente, al punto da esporlo a una possibile “coabitazione” con Bardella.

Nella sua storia recente, la Francia ha vissuto tre periodi di coabitazione tra un capo di Stato e un governo di schieramenti diversi, sotto le presidenze di François Mitterrand (1986-1988 e 1993-1995) poi di Jacques Chirac (1997-2002).

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