In Svizzera le evacuazioni legate a pericoli naturali restano rare

In Svizzera le evacuazioni legate a pericoli naturali restano rare
In Svizzera le evacuazioni legate a pericoli naturali restano rare
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Pubblicato il 26 novembre 2024 alle 12:22 / Modificato il 26 novembre 2024 alle 12:32.

Da dieci giorni il villaggio di Brienz, nei Grigioni, è vuoto. Accesso vietato a causa di una frana che lo minaccia, come già accaduto nell’estate del 2023. I 91 abitanti del paese hanno dovuto abbandonare le loro case, senza sapere se un giorno riusciranno a ritrovarle. Si fa sempre più strada l’idea di costruire una “nuova Brienz”, per ricollocare rapidamente i residenti in un luogo sicuro. Diventeranno “rifugiati” all’interno del proprio cantone, a causa dei pericoli naturali?

Professoressa di climatologia all’Università di Neuchâtel e all’Istituto federale di ricerca WSL, Martine Rebetez ritiene che non si possa parlare di rifugiati, poiché non si tratta di una situazione che obbliga la popolazione a lasciare un Paese. “Al massimo si può parlare di sfollati”, sottolinea. Per il climatologo l’esempio di Brienz è interessante perché, parallelamente all’evacuazione della popolazione, è in corso la costruzione di una galleria di drenaggio per arrestare il movimento delle rocce a monte e sotto il villaggio, in modo da proteggere maggiormente la regione in generale. Costo stimato dell’opera: 40 milioni di franchi. “Questi lavori sono necessari per le infrastrutture, le strade, le ferrovie e le condutture”, spiega Martine Rebetez.

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