L’Ufficio Nazionale (BN) dell’Unione Autonoma dell’Istruzione Superiore (SAES) si è riunito venerdì per fare il punto sulla situazione universitaria. Dall’analisi dei verbali delle ultime assemblee generali dei campus è emerso il “mancato rispetto degli impegni assunti dal Ministero dell’Istruzione superiore, della ricerca e dell’innovazione (MESRI) durante le sue visite nelle università pubbliche, con le immediate conseguenze di un’interruzione delle attività didattiche in alcuni atenei, il rinvio a data da destinarsi delle misure annunciate dal MESRI al termine del seminario sulla stabilizzazione del calendario accademico”, si legge nel comunicato stampa del SAES. Quest’ultimo deplora inoltre “la flagrante violazione da parte del MESRI dell’articolo 3 della legge 2015-26 del 28 dicembre 2015 relativa alle università pubbliche nonché dell’articolo 2 del decreto 2016-1805 sull’orientamento dei titolari di diploma di maturità mediante l’invio alle università pubbliche , senza misure di accompagnamento, quote di diplomati ben superiori a quelle definite dalle autorità accademiche delle università sulla base delle loro capacità di accoglienza nonché i ricorrenti ritardi nel pagamento degli stipendi nelle università pubbliche nonché il mancato versamento al Fondo Nazionale Previdenza (FNR) dei contributi trattenuti dalle università sugli stipendi dei docenti-ricercatori e dei ricercatori. Inoltre, il mancato rispetto del protocollo d’intesa SAES-Governo del 6 gennaio 2023.”
Per quanto riguarda il punto del protocollo d’intesa relativo alla pensione di reversibilità, il SAES si informa che il decreto modificativo del decreto 23 settembre 2020, n. , esaminata e adottata nel corso del consiglio dei ministri del 28 febbraio 2024, contestualmente alla legge sull’amnistia, si è “misteriosamente” persa nei “meandri della amministrazione”.
Il SAES, dopo aver denunciato con forza questo fatto inimmaginabile in uno Stato organizzato, ha tuttavia accolto la proposta del MESRI di reintrodurre una nuova versione del decreto in vista della sua firma. La firma di questa nuova versione, più volte annunciata dal MESRI, non è mai avvenuta senza conoscerne le reali ragioni.
Di conseguenza, il SAES rileva che l’assenza di soluzioni durature a questi problemi, sommata alla mancata fornitura di infrastrutture educative e sociali, al deficit di insegnanti e all’insufficienza dei bilanci sono secondo il sindacato “tutti ostacoli per un ritorno ad un normale anno accademico”. Questa serie di difficoltà compromette gravemente la stabilità del sottosettore dell’istruzione superiore nonostante gli sforzi compiuti da ricercatori e docenti-ricercatori.
La delegazione dell’Ufficio Nazionale ricevuta dall’Alto Consiglio per il Dialogo Sociale (HCDS), giovedì 21 novembre 2024, ricorda l’apertura e la disponibilità del SAES per la pacificazione dello spazio universitario. Tuttavia, ha chiarito che la restituzione delle pensioni agli eredi dei docenti-ricercatori e ricercatori deceduti è una questione non negoziabile di giustizia ed equità sancita dalla legge 81-52 sul codice delle pensioni civili e militari. Il SAES invita tutti i suoi attivisti di tutte le sezioni e coordinamenti a mobilitarsi per continuare nei prossimi giorni la lotta per la soluzione definitiva di questa ingiustizia e per opporsi a qualsiasi tentativo di rimettere in discussione le conquiste.
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