L’ex ambasciatore spagnolo espone la sua collezione a Granada

L’ex ambasciatore spagnolo espone la sua collezione a Granada
L’ex ambasciatore spagnolo espone la sua collezione a Granada
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Ispirato dalla cultura Amazigh, un ex ambasciatore spagnolo in Marocco svela la sua affascinante collezione di gioielli berberi a Granada

L’ex diplomatico e scrittore spagnolo Jorge Dezcallar de Mazarredo sta attualmente esponendo la sua straordinaria collezione di gioielli berberi in un ex caravanserraglio nazarí a Granada. Installata all’interno della Fondazione del Patrimonio Andaluso (la Fundacion El Legado Andalusi), ai piedi dell’Alhambra, questa mostra, intitolata “Gioielli Amazigh. Identità dei popoli berberi”, si svolge in un ambiente storico del XIV secolo. Jorge Dezcallar, che è stato ambasciatore spagnolo in Vaticano (2004-2006), negli Stati Uniti (2008-2012) e in Marocco (1997-2001), è il curatore di questa mostra.

Con più di duecento pezzi, questa collezione mette in risalto le tradizioni berbere, un territorio caro a Jorge Dezcallar che viaggiò per il Marocco per scoprirne le ricchezze culturali attraverso i villaggi dell’Atlante, le fiere e i mercati. Secondo lui, “I gioielli berberi offrono una prospettiva sugli aspetti culturali, antropologici e sociali degli Amazigh, riflettendo in particolare le loro credenze pre-islamiche“, come spiega in un’intervista al quotidiano francese IL Figaro.

La mostra, che durerà fino a gennaio 2025, presenta una varietà di diademi, orecchini, pettorali e braccialetti. Questi gioielli, tradizionalmente tramandati di madre in figlia, svolgevano un ruolo cruciale nell’autonomia economica delle donne e nella tutela della loro fertilità. Alcuni pezzi risalgono al XIX secolo e suscitano l’interesse del collezionista per il loro significato simbolico.

I gioielli berberi hanno molteplici funzioni”ha spiegato Jorge Dezcallar. “Oltre alla loro funzione estetica, segnano l’identità della persona: la tribù, la regione geografica, lo stato sociale, lo stato civile o anche il sesso del bambino, a seconda della posizione della pietra preziosa nella collana. Avevano anche un valore economico, poiché le donne indossavano la loro ricchezza sotto forma di gioielli. Rubare questi gioielli era un reato grave, perché privava la donna del suo presente e del suo futuro”.

Questi gioielli testimoniano anche credenze preislamiche, in particolare con rappresentazioni schematiche della dea punica Tanit, associata alla fertilità e alla crescita. Servivano anche come protezione contro i jnomi, creature soprannaturali della mitologia araba preislamica.

La realizzazione di questi gioielli, dotati di valori magici, era tradizionalmente affidata in epoca islamica ad artigiani ebrei. Questi usavano il fuoco nel loro processo, un elemento considerato impuro dagli Amazigh. Questa funzione protettiva si manifesta anche negli incantesimi o sure del Corano infilati in piccoli astucci che compongono alcuni pettorali e collane.

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