NARRATIVA – In assenza di un accordo sul finanziamento degli aiuti ai paesi poveri, la prospettiva di un fallimento aumenta. L’Unione europea deve dire quanto è disposta a pagare per aiutare i paesi in via di sviluppo, un passo fondamentale per sbloccare i negoziati.
Del « gioco di prestigio »del « consigli contabili »Di più « nessun progresso » reale, si rammarica Michai Robertson, negoziatore dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), un gruppo di paesi diventato un attore chiave nelle conferenze globali sul clima. Ciò che vede e sente quest’anno alla COP29, nei corridoi senza finestre dello Stadio Olimpico di Baku (Azerbaigian), lo deprime: « Ci sentiamo abbandonati. »
I negoziatori di tutto il mondo hanno tempo fino a venerdì sera per accordarsi sugli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo, al fine di sostenerli nella decarbonizzazione delle loro economie e nel loro adattamento al riscaldamento globale. Questo “nuovo obiettivo collettivo quantificato” (o “NCQG”) deve sostituire i 100 miliardi di dollari annui promessi dai paesi ricchi tra il 2020 e il 2025. Ma martedì sera ancora nessun progresso: alcuni si sono addirittura rammaricati di preoccupanti battute d’arresto, sulle discussioni…
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