Le esportazioni svizzere hanno registrato una forte ripresa nel mese di ottobre, trainate dal settore chimico e farmaceutico, hanno annunciato martedì le dogane, mostrando un aumento del 10,2% rispetto al mese precedente. Nel mese di ottobre le esportazioni del Paese alpino sono ammontate a quasi 24,4 miliardi di franchi (26 miliardi di euro), mentre le importazioni sono aumentate dell’1,8% a 18,4 miliardi di franchi, ha comunicato l’Ufficio federale delle dogane. Questa ripresa delle esportazioni ha portato la bilancia commerciale a 5,97 miliardi di franchi svizzeri (6,38 miliardi di euro) nell’ultimo mese, rispetto ai 4 miliardi di franchi di settembre.
In ottobre le esportazioni del settore chimico e farmaceutico, il principale settore d’esportazione della Svizzera, sono aumentate del 15,6% rispetto al mese precedente. Il settore dei macchinari e delle apparecchiature elettroniche, dal canto suo, ha registrato un rimbalzo delle sue esportazioni del 3,1% mentre quelle del settore dei metalli sono aumentate del 4,8%. Nel terzo trimestre, l’industria ha rallentato la crescita della Svizzera, con le aziende esportatrici che hanno sofferto di un calo della domanda, in particolare da parte della Germania, il principale partner commerciale della Svizzera in Europa. Le difficoltà dell’industria automobilistica tedesca si ripercuotono soprattutto sulle aziende svizzere del settore metallurgico.
Nel terzo trimestre le esportazioni del settore dei metalli sono diminuite del 7,9% rispetto al trimestre precedente mentre quelle di macchinari e apparecchiature elettroniche si sono contratte dell’1,1%. La scorsa settimana, il produttore di acciaio Swiss Steel ha annunciato la soppressione di 800 posti di lavoro in Svizzera e nei suoi stabilimenti all’estero, con l’obiettivo di ridurre la propria forza lavoro a meno di 7.000 dipendenti entro la fine della prima metà del 2025. Il gruppo con sede a Lucerna ha spiegato questa decisione dalla necessità di adattare le proprie capacità produttive alle attuali condizioni economiche, di fronte “domanda debole nell’industria manifatturiera europea”.
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