Jake Paul contro Mike Tyson: storia di una serata terribile

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Immagine: AP

Dopo otto round e 16 minuti di infinita tristezza, il piccolo successo di Internet ha “batteto” la leggenda della boxe. Ricorderemo soprattutto i grossi bug tecnici di Netflix, che non è stato all’altezza dei suoi eventi. Venerdì sera è stata la decenza a finire sul tappeto.

16.11.2024, 07:3216.11.2024, 08:59

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Altro “Intrattenimento”

Tanto per ridere, ci siamo chiesti ancora per qualche secondo se la tanto decantata lotta tra la leggenda del ring e la stellina di Internet fosse da classificare come intrattenimento o sport. E poi, perché Netflix, perché Jake Paul, perché lo show-off, perché l’atmosfera degna di una patata in faccia alle elezioni di Miss America, eccoci nella sezione scappatelle e gossip per tornare a uno degli incontri più visti al mondo. storia.

Prova di ciò è la qualità Windows 95 dei server di Netflix, emittente esclusiva, che più di una volta sono crollati sotto il peso del successo dell’evento, suscitando divertenti malumori tra i suoi abbonati.

Ma veniamo al sodo, ok? Da una parte Mike Tyson, 50 vittorie, un orecchio morsicato nel 1997 e un tuffo nella droga e nell’alcool. Dall’altro Jake Paul, 20 milioni di abbonati e accuse di violenza sessuale sui trapezi. Sorpresa, trentuno anni di differenza non ci impediscono di condividere la stessa passione: Donald Trump. Nonostante sia un regolare sul ring e sia sempre stato supportato dal potente boss mascolinista della lega UFC, Dana White, il futuro presidente degli Stati Uniti non ha fatto la trasferta all’AT&T Stadium di Arlington, in Texas, ieri sera.

Non sappiamo se questo possa aver consolato i due muscolosi uomini, ma Hawk Tuah Girl non ha rinunciato all’invito.

Ieri sera, senza dubbio, due pesi massimi. Miliardi di like per uno, 44 ​​vittorie per KO per l’altro. “Se uno vuole dimostrare di essere qualcuno, l’altro vorrebbe essere sicuro che lo sia sempre”, ci dirà più o meno al microfono Lennox Lewis, ex avversario di Mike Tyson, a poche ore dall’evento più atteso. lotta del decennio (beh… con quella di Elon Musk e Mark Zuckerberg, ovviamente).

L’ego ha il potere di mettere chiunque sul ring. Anche i soldi. Si dice che abbiano lasciato il Texas ciascuno con 40 milioni di dollari in tasca. Abbastanza per guarire i lividi. E poi, a proposito di biancheria intima, “Iron Mike” ha fatto impazzire tutti andando in giro con il sedere per aria, due ore prima di fare uno spuntino con un pezzo della sua stessa leggenda.

Nonostante tutto, abbiamo dovuto pazientare prima di avere diritto agli headliner. Per fortuna, tra due problemi tecnici e tre pubblicità, Netflix aveva pianificato dei veri e propri scontri. L’americana Amanda Serrano e l’irlandese Katie Taylor hanno offerto un faccia a faccia che passerà alla storia della boxe femminile. Dopo una guerra spietata, l’irlandese vinse su Serrano, come al Madison Square Garden due anni prima. Una decisione che farà impazzire Internet.

AMANDA SERRANO È STATA COMPLETAMENTE RUBATA!! ATTREZZATO!!! I numeri non mentono!

La boxe inglese (o l’arte nobile, per i millantatori) non ha quindi perso del tutto credibilità venerdì sera. Stiamo un po’ esagerando, perché il semplice fatto di rivedere Mike Tyson, anche se molto rimpicciolito, è bastato a salvare questa serata catastrofica. Il suo ultimo incontro da professionista risale al 2005 e, personalmente, l’ultima volta che lo abbiamo visto è stato nella camera da letto distrutta di Viaggio molto bruttoimitando Phil Collins alla batteria. Un film in cui non ricorda nemmeno di aver accettato di apparire, perché “troppo fatto”.

Jake Paul, dal canto suo, ricordava molto bene la scena in questione, dato che a mezzanotte e nella polvere, farà il suo ingresso nella stessa canzone, a bordo di una chiassosa Bentley e accompagnato da suo fratello Logan, anche lui influencer e pugile.

La lotta

23:54, l’inno americano interpretato da Tori Kelly (finalmente) segna la fine delle risate e dei primi piani delle celebrità sugli spalti, da Charlize Theron a Shaquille O’Neal. Mike Tyson, dal canto suo, cadrà alla vecchia maniera, sotto una maglietta ampia e con lo sguardo già concentrato sulle costole del suo avversario. Una sobrietà che cozza con il rumore che Netflix ha voluto creare attorno alla sua esclusività. Il ragazzo di Internet non riesce a stare fermo, leccandosi le labbra e scuotendo la barba in tutte le direzioni. Nervoso e senza dubbio consapevole di trovarsi di fronte a una leggenda solo una volta in gran parte in pensione.

Iron Mike ha la febbre nella parte inferiore del corpo, anche se i riflessi non sono del tutto scomparsi. A riprova che la lotta non è proprio una, le regole per l’occasione sono cambiate. Saranno otto round da due minuti ciascuno, con i pugni nascosti nei guanti da allenamento, giusto per attutire i colpi e limitare i danni. Il che non impedirà a Jake Paul di procurarsi delle belle prugne.

Sedici minuti dopo l’inizio del combattimento, l’influencer sarà dichiarato vincitore all’unanimità. COSÌ. Questo è tutto. E non sappiamo davvero con cosa avevamo a che fare. Pugile da quattro anni, Jake Paul ha finora indossato i guantoni solo contro ex combattenti di MMA, ottenendo vittorie che gli specialisti difficilmente stimano. Confrontandosi con una leggenda sminuita, la giovane sensazione della rete dimostra soprattutto di essere crudelmente priva di legittimità, nonostante i milioni di abbonati e i biglietti verdi.

“Lo scontro Tyson/Paul è stato di gran lunga la più grande delusione del 2024”

@Tquigs_ sur X.

E poi, cosa ha fatto Mike Tyson in questo pantano? Autostima, senza dubbio. E qualche decina di milioni di dollari. Ne è valsa la pena? A vedere le reazioni che si riversano online, sembra che sia un sentimento di spreco e tristezza a prevalere. Quattro ore di vuoto rumoroso, appariscente e frustrante. Avremmo pensato di essere su Instagram una domenica sera.

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