XALIMANEWS- I lavori della COP29 sul futuro del clima sono iniziati ieri, lunedì 11 novembre 2024, a Baku, in Azerbaigian, senza i maggiori leader del pianeta. Hanno evitato i dibattiti sulle loro responsabilità come grandi inquinatori? La questione rimane irrisolta in un contesto geopolitico esacerbato dall’influenza di una guerra commerciale tra le grandi potenze. Se alcuni, come gli Stati Uniti d’America (USA), si aggrappano indiscriminatamente ai combustibili fossili per mantenere la propria supremazia economica, altri, come la Cina, impongono quote di mercato alle energie rinnovabili. Tra dovere di risarcimento mediante “mercato del carbonio” e nella corsa per la leadership mondiale, le persone più povere e meno inquinanti continuano a pagare con la vita il conto del clima per i più ricchi.
Secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, da gennaio a settembre 2024, la temperatura superficiale media globale ha superato 1,5 gradi. Questo aumento delle temperature dovuto alle emissioni di gas serra sta portando a disastri dalle molteplici sfaccettature, tra cui inondazioni e ondate di calore letali in tutto il mondo.
Questo rapporto del gruppo intergovernativo di esperti climatici mette in luce anche il paradosso dei cosiddetti Paesi del Sud che inquinano meno e che pagano il prezzo più alto in termini di grave impatto ambientale. Ed è proprio questo uno dei punti del trattato internazionale denominato Accordo di Parigi, firmato nel 2015, e che riconosce che 100 miliardi di dollari in prestiti e donazioni dovranno essere destinati ogni anno, a partire dal 2020, al finanziamento di progetti che consentano ai Paesi di adattarsi al clima. modifica.
Non si tratta forse di un’apparente volontà di ridistribuire le risorse ai paesi del Sud come compensazione da parte dei 39 paesi più industrializzati, ma purtroppo questo non ha portato a molto? È quindi difficile ad oggi tradurre questo desiderio in azioni concrete e ciò è facilmente comprensibile visti gli interessi divergenti alla luce della concorrenza sui principali mercati finanziari.
Gli Stati Uniti d’America, primo produttore mondiale di combustibili fossili; vale a dire il doppio di quanto l’Arabia Saudita è riluttante a perdere questo prestigio di fronte alla Cina, che è molto impegnata nella produzione di tecniche pulite con l’80% del mercato delle celle fotovoltaiche e il 70% del mercato delle turbine eoliche. L’ex presidente americano, appena rieletto, Donald Trump è l’alfiere degli scettici climatici e non mette all’ordine del giorno la retrocessione dei combustibili fossili. Lo stesso vale per molti leader occidentali che incaricano le lobby di remare contro la marea di questi accordi sul clima.
Come a dire che la transizione ecologica e il mix energetico sono una trasformazione industriale che richiederà tempo per avvenire al crocevia degli interessi divergenti dei giganti del pianeta. Chissà perché tante assenze di leader con voce politica preponderante a questo vertice di Baku, in Azerbaigian.
Appare quindi molto chiaro che il raggiungimento di queste sfide richiede il multilateralismo attraverso la cooperazione tra Stati. Ma le guerre che inquinano queste relazioni e rimodellano la geopolitica globale non sono finalizzate ad una sinergia di azioni a favore del clima.
La COP29 di Baku, in Azerbaigian, si concentra sui finanziamenti per il clima. In apertura dei lavori di ieri, lunedì 11 novembre, il segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il clima, Simon Stiell, ha dichiarato che il finanziamento del clima non è una “opera di beneficenza”; ma è nell’interesse di tutti.
L’altra sfida è far sì che tutti paghino la fattura climatica attraverso ciò che chiamiamo “ “mercato del carbonio”Stati, imprese, individui e cittadini mettano le mani in tasca. Uno schema chiaramente privo di rilevanza di fronte ai grandi inquinatori riluttanti a combattere il male.
Chiaramente, il pianeta Terra rimane sotto l’effetto serra, finché i leader di questo mondo si nascondono dietro una corsa frenetica per il controllo dei nervi della guerra e della proliferazione di campi di battaglia con effetto contagio. Domani sarà giorno. E lavorare per i posteri è obbligatorio per tutti, per le generazioni a venire.
Quotidiano del Sud