In “An Old Anger”, Sylvie Tanette, giornalista ed editorialista letteraria che collabora anche con RTS, esplora la sua giovinezza a Marsiglia. Tra autobiografia, saggio e romanzo introspettivo, ripercorre la storia della sua famiglia italiana e affronta la storia collettiva degli immigrati mediterranei.
Arrabbiarsi è salutare! Almeno questa è l’esperienza che Sylvie Tanette fa quando sonda i suoi ricordi. Ricorda le condanne per omicidio di due suoi cugini e si chiede: “Perché hanno ucciso? Perché erano così arrabbiati da fare l’irreversibile? Era questa rabbia di lunga data che scorre nelle nostre vene, nei nostri cuori, che ci lega gli uni agli altri? È un’eredità familiare o un determinismo? Per rispondere a queste domande che la tormentano, Sylvie Tanette decide di stabilirsi per un mese a Marsiglia e di esaminare un po’ più da vicino l’esperienza familiare.
Rabbia e memoria, le radici dell’identità
“Sono ancora altrettanto arrabbiata, se non di più, visti gli avvenimenti attuali”, sottolinea Sylvie Tanette nel podcast QWERTZ del 6 novembre. Questa rabbia, questa furia che emerge tra le pagine del racconto, che scivola ai margini, esprime finalmente la singolare storia di una famiglia di immigrati italiani a Marsiglia.
Questa rabbia assume, sotto la penna dell’autore, una forma particolare, scissa tra passato e presente, tra introspezione e costruzione di sé. Mettendo in discussione il sacrificio compiuto dai suoi antenati venendo dall’Italia per fermarsi a Marsiglia, Sylvie Tanette riprende la narrazione degli immigrati del secolo scorso, spesso invisibili.
C’è una rabbia vera nei quartieri nord di Marsiglia, che c’è sempre stata. Non so se è il fatto che si tratta di popolazioni sfollate, che non hanno scelto di essere lì, o forse che eravamo arrabbiati prima di lasciare i nostri paesi di origine.
Senza averlo realmente pianificato, l’autrice, mentre lavora sulla sua famiglia, fa il punto della sua vita. La rabbia diventa una catarsi, permettendogli di far esplodere la sua storia in vagabondaggi. Sogni ad occhi aperti di un camminatore solitario, il racconto è costruito nella polvere dei bordi delle strade in un vero e proprio viaggio a piedi, nell’odore del mare proveniente dalle calette, in quelli dei motori dei ciclomotori o pasta al ragù e nei suoni delle conversazioni e delle lotte sindacali.
Sylvie Tanette si perde nella sua città per ritrovare se stessa e parlare della complessità dei legami familiari denunciando ogni forma di ingiustizia o pregiudizio. Siamo arrabbiati oppure no!
La libertà del libro
Usando la forma libera, attingendo ad una propria narrazione, in conversazioni raccolte qua e là, questo romanzo-racconto diventa una dichiarazione d’amore alla storia comune del “piccolo” popolo depositato dal Maestrale su un dato territorio, ma anche alla letteratura , santuario dell’epica, depositario di leggende, apertore di possibilità.
È grazie ai libri – o grazie ad essi – che Sylvie Tanette si allontana dalle sue radici. Attingendo a questo spazio di libertà e trasformazione, l’autrice ridefinisce il suo essere, si trasferisce a Parigi, diventa critica letteraria e non camionista come aveva sognato da adolescente.
Quando leggiamo “An Old Anger”, rimaniamo colpiti dall’autoironia, dall’umorismo che ne emerge e dalla sua profondità sociologica. Romanzo sulla costruzione di un’identità ibrida sulle rive del Mediterraneo, “An Old Anger” ti fa venir voglia di mettere in discussione i tuoi stessi antenati.
Catherine Fattebert/sf
Sylvie Tanette, “Una vecchia rabbia”, ed. Aprile, ottobre 2024.
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