Rapporto sulle radiazioni: “Mancano misure nelle classi”

Rapporto sulle radiazioni: “Mancano misure nelle classi”
Rapporto sulle radiazioni: “Mancano misure nelle classi”
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Anche negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, dove il numero di utenti di dispositivi mobili è molto elevato, l’esposizione alle radiazioni non ionizzanti (NIR) è nettamente inferiore al valore limite di immissione e la tutela della salute è assicurata. È quanto conclude il rapporto annuale 2023 dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) sulle radiazioni emesse dalle antenne telefoniche e anche dalle reti informatiche senza fili.

Pubblicato giovedì, questo rapporto, le cui misurazioni sono state effettuate in 300 microambienti in Svizzera, afferma che in due anni “l’esposizione è leggermente aumentata nei luoghi in cui i dispositivi mobili sono ampiamente utilizzati”, il che “si spiega principalmente con l’uso del 5G. Ma non tutti sono così ottimisti riguardo a questi risultati.

“Noto un aumento delle radiazioni del 30% in due anni nei trasporti pubblici, è molto”, ha reagito Pierre Dubochet, esperto di campi elettromagnetici. Dobbiamo ragionare sulle esigenze della telefonia mobile. Se continuiamo così, l’influenza aumenterà notevolmente negli anni a venire”. Anche questo rapporto non ha convinto i ferventi oppositori del 5G.

L’associazione Stop 5G Glâne e l’associazione tedesca per la radioprotezione Verein Schutz vor Strahlung considerano “questo sviluppo preoccupante e negativo”. Sulla base dei dati dell’Ufficio federale di statistica e di uno studio dell’Università di Zurigo del 2020, sottolineano che “circa il 23% della popolazione si sente infastidito dalle radiazioni degli impianti di telefonia mobile e delle linee ad alta tensione e oltre il 10% afferma di sono colpiti nel loro benessere o salute.

L’UFAM segnala anche che l’esposizione nelle scuole è bassa. Ma su questo punto le critiche, già sentite in passato, restano le stesse. “Mancano ancora misure nelle aule scolastiche, dove l’inquinamento è estremamente elevato”, insistono le due associazioni. Per “non disturbare il funzionamento della scuola”, le misurazioni vengono effettuate nei corridoi”. Ma è proprio in classe che “gli studenti usano i tablet e viene utilizzato un hotspot WLAN”, brontolano gli oppositori.

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