Si è rasato la testa per le vittime di Gaza

Si è rasato la testa per le vittime di Gaza
Si è rasato la testa per le vittime di Gaza
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Lo scorso inverno, dal 12 dicembre al 21 gennaio, Samuel Crettenand ha intrapreso uno sciopero della fame di 40 giorni per attirare l’attenzione sulla morte dei bambini nella Striscia di Gaza dopo l’offensiva militare lanciata da Israele il 9 ottobre. Questo neuchâteliano ha manifestato in diverse città della Svizzera con un cartello che contava il numero di bambini uccisi, in media 144 al giorno.

Questo attivismo pacifico lo ha messo nei guai: “Oggi mi trovo di fronte a tre denunce penali o mandati di repressione per questa azione di solidarietà”. È stato arrestato a Berna il 18 dicembre, dove è finito in cella, poi in ospedale in seguito ad un malore. Martedì si è recato alla Prefettura di Losanna per contestare una multa ricevuta dopo essersi rifiutato di conformarsi durante una manifestazione alla stazione.

Si rammarica: “Ogni volta che ho parlato pubblicamente per ricordare la carneficina in corso a Gaza, e la complicità del nostro governo, lo Stato e la polizia hanno sistematicamente cercato di rendermi invisibile o di reprimermi”.

Ma questo non gli impedisce di continuare la sua battaglia. Martedì, davanti alla prefettura, in Place du Château, si è rasato la testa per la causa di Gaza, ricordando che “le teste rasate sono da tempo il destino riservato ai prigionieri di coscienza”.

Ma il suo gesto è più profondo: “Abbiamo in media tra i 90.000 e i 150.000 capelli sulla testa. Ciascuno dei capelli che cadranno rappresenta una vittima a Gaza, una persona uccisa o mutilata. E questo senza contare le persone che muoiono di fame o di malattia e tutta questa popolazione psicologicamente traumatizzata.

Spera che il suo gesto venga ripreso da altri, come segno visibile di solidarietà.

“La mia acuta sensibilità verso questo conflitto deriva dal fatto che ho amici in Israele e Palestina”, ha spiegato Samuel Crettenand a dicembre. Ho lavorato due volte a Gaza come fotografo nell’ambito di una missione archeologica, nel 2006 e nel 2008.” All’epoca scrisse anche un libro, intitolato “Gaza al crocevia delle civiltà”, in collaborazione con il Museo di Arte e Storia (MAH ) a Ginevra.

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