acqua al mulino per attaccare la storiografia classica

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Specialista della storia del capitalismo e seguace, nella tradizione di Fernand Braudel, del “lungo termine”, Alessandro Stanziani, direttore degli studi all’EHESS e direttore della ricerca al CNRS, dedica il suo talento analitico a un argomento già ampiamente trattato: il grano – e più in generale i cereali.

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Ma questo per sfatare meglio le rappresentazioni instillate nella nostra mente dalla storiografia classica: la cultura dei cereali presiede alla nascita degli imperi, che organizzano la produzione irrigua (Mesopotamia, Egitto, Cina, India); la dialettica raccolto/demografia scandisce il ciclo delle carestie fino alle rivoluzioni del XVIII secolo.e secolo – o oggi quelli dei paesi del Sud –; la rivoluzione agricola liberò le popolazioni da questi cicli e permise la rivoluzione industriale, quando le élite borghesi e capitaliste rovesciarono il potere delle aristocrazie terriere.

In Le guerre del grano (La Découverte, 344 pagine, 22 euro), l'autore offre una lettura completamente diversa. Esistono molteplici alternative agricole efficaci alla modalità di produzione centralizzata degli antichi imperi fluviali. È della metà del XVII secoloe secolo che gli stati organizzarono la produzione di cereali per sfamare le città e i loro eserciti sempre più numerosi, con la collaborazione di una classe di commercianti che speculavano sul commercio dei cereali. Le carestie erano quindi più il risultato dei fallimenti degli stati e dei mercati che della legge della domanda e dell'offerta, anche oggi in Africa. La “rivoluzione industriale” riunì proprietari terrieri, commercianti e capitalisti per “mettere al lavoro” una classe contadina sradicata dalla meccanizzazione.

Griglia di lettura dei cereali

L'espansione coloniale del XVIIIe e XIXe secoli riguarda tanto la Russia e la Cina quanto l'Europa: si tratta per tutti di conquistare nuove terre cerealicole in America e in Asia centrale per compensare il declino delle rese agricole. È con il blocco che affama i civili che le potenze cerealicole prevalgono nel 1918 sulla Germania industriale. I totalitarismi del XX secoloe secolo nacquero come reazione alla caduta degli imperi sconfitti (Germania, Russia, Cina) per assicurare il dominio dello Stato sui contadini, alla carestia comunista (Russia e Ucraina, poi Cina) o alla conquista nazista (Polonia, Ucraina).

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La globalizzazione capitalista è anche quella dei semi ibridi, quindi degli OGM, fabbricati da multinazionali monopolistiche nel quadro di mercati deregolamentati. La “primavera araba” è tanto una rivolta democratica quanto la conseguenza della speculazione su questi mercati. Infine, l’invasione russa dell’Ucraina è allo stesso tempo una questione geopolitica, energetica e cerealicola, che contrappone due dei maggiori produttori mondiali.

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