La superstar di origine alesiana Julien Doré è tornata nei negozi questo venerdì 8 novembre con “Imposteur”, il suo sesto album in studio composto esclusivamente da cover insolite, che ricorda i suoi esordi.
“Impostore.” Nel 2007, a forza di cover anticonformiste (la più emblematica delle quali resta quella di Ciao… Lolita d'Alizée), Julien Doré ha vinto la quinta stagione dello spettacolo di telecrochet Nouvelle Star. E l'ex studente di Belle Arti appassionato delle nozioni di falsificazione, appropriazione indebita e surrogato (Surrogato sarà anche il titolo del suo primo album del 2008) ricevette contemporaneamente le prime ricorrenti critiche negative: poteva quindi essere un impostore? Diciassette anni dopo: divenuto una delle più grandi star francesi (e di nuovo residente a Gard!), il cantante chiude il cerchio con Impostoreun album di copertina.
“In un mondo in cui è difficile distinguere il vero dal falso, il bello dal brutto, l’impostura dalla legittimità, Julien ci invita a riflettere su questi temi attraverso la sua musica”avanza l'argomentazione che accompagna l'uscita del disco. Julien Doré ha inizialmente testato tra i 150 ei 200 titoli prima di fare la sua prima scelta su un centinaio di pezzi. Al termine delle necessarie tempeste cerebrali, ventitré canzoni sono state finalmente selezionate (esclusivamente hit, chissà perché?), diciassette compaiono nell'album e altre sei sono distribuite come bonus esclusivi, a seconda che si ottenga il premio oro, rosso o versione nera di detto disco.
Una gag esilarante con Sharon Stone
Recupero, un modo semplice? Bisogna vedere, ma soprattutto ascoltare. L’Alésien non dimentica da dove viene: la nuova versione di Ciao… Lolita notevole da lui collocato alla fine della torta, che beneficia di un sontuoso arrangiamento sinfonico. Inoltre, raramente si lascia andare a livello vocale: per la maggior parte del tempo si limita al miagolio seducente, leggermente strascicato e delicatamente divertito che conosciamo da lui. Morire sul palco (Dalida) è l'altro grande momento lirico e Purché siano morbidi (Mylène Farmer), l'altro arrangiamento più bello, che parte lento e finisce con una pioggia di archi.
Passiamo rapidamente alle copertine classicamente decelerate, tipo Tutte le donne della mia vita (L5), Donne come U (K.Maro) o La luce del sole dei tropici (Gilbert Montagné), che beneficiano di bellissimi arrangiamenti orchestrali ma sopportano con gentilezza.
Allo stesso modo, le versioni un po’ troppo fedeli, perfino sagge, scivolano sulle nostre bandiere come l’acqua sulle piume di un germano reale. Tira Marine (Isabelle Adjani), Colore menta acquatica (Eddy Mitchell) nonostante un (vero) miagolio o addirittura Un uomo felice (William Sheller) nonostante la presenza di Francis Cabrel. La ripresa altamente pubblicizzata di Testi dei testi con Sharon Stone viene salvato dall'insignificanza da un'improvvisa esilarante battuta vocale di Julien Doré.
Se apprezziamo anche le sue dediche al figlio (Ah, i coccodrilli) e a sua madre (Les yeux de la mama), riserviamo il nostro applauso finale per la sua interpretazione melodrammatica del capolavoro di Philippe Risoli, Cura delle banane. Impostore, Julien Doré? Impostore centrale che lo fa bene!
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