Mick Thomson, l'iconico chitarrista degli Slipknot, riflette sulla sua carriera e sulla sua riluttanza a farsi avanti, in un'intervista rivelatrice originariamente pubblicata nel giugno 2005 su Martello di metallorecentemente rimesso online. Conosciuto per la sua maschera imponente e la sua presenza imponente, Thomson rivela una personalità ben lontana dal tradizionale “showman”, che preferisce rimanere nell'ombra.
L'antieroe del rock
Thomson spiega che non ha mai veramente aspirato a far parte di una band, accontentandosi di suonare musica per divertimento. “Non ho mai voluto far parte di una band, semplicemente adoravo suonare” confida. “Non ero uno showman e senza la mia maschera probabilmente non sarei davanti al palco.” Una dichiarazione sorprendente per uno dei volti più riconoscibili degli Slipknot, un gruppo rinomato per le sue performance intense e la sorprendente identità visiva.
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Il potere dell'anonimato e le sfide del palcoscenico
Sebbene la sua maschera gli garantisca una forma di anonimato, Thomson ammette di essere spesso riconosciuto in pubblico. “I fan lo sanno sempre” ha affermato, parlando delle sfide del suo ruolo all'interno di un gruppo di fama internazionale. Nonostante ciò, sottolinea l'importanza dell'esperienza scenica, anche se può intimidire. “Ci sono così tante cose che impari suonando con altri musicisti, anche se inizi in un bar davanti a quattro persone,” condivide, incoraggiando così i principianti a esibirsi in pubblico per progredire.
Un rapporto complesso con il successo
Thomson ammette che a volte fatica ad apprezzare appieno il successo e il riconoscimento. “A volte non mi permetto di divertirmi o di sentirmi bene con il mio lavoro,” dichiara, rivelando una propensione all'autocritica. Questo atteggiamento, anche se difficile, secondo lui, lo ha motivato ad eccellere, anche se a volte può rivelarsi distruttivo.
Un musicista appassionato ma riservato
Parlando della sua passione per la musica, Thomson dice di essere soddisfatto dei suoi risultati ma preferisce rimanere discreto ed evitare l'attenzione. “Quando sei in viaggio, le ore trascorse sul palco compensano i tempi di attesa interminabili,” confida. I suoi ricordi più vividi includono intense interazioni con i fan, spesso mostrando estrema dedizione. Ma se alcuni tifosi lo ispirano, altri, più invadenti, a volte riescono a spaventarlo.