Alain Souchon, l’eterno ragazzino

Alain Souchon, l’eterno ragazzino
Alain Souchon, l’eterno ragazzino
-

Certamente i capelli sono diventati un po’ più rari, più ruvidi, anche più grigi. Del resto non è cambiato Alain Souchon, che lunedì festeggia il suo 80esimo compleanno. Sempre la stessa sagoma. Sempre lo stesso atteggiamento un po’ disinvolto quando è sul palco. Sempre quella stessa voce carezzevole che distilla le sue canzoni a volte come confidenze, a volte come filastrocche, quelle che cantiamo per addormentare i bambini. Pensiamo a “Ho dieci anni”, “Bidon”, “Jamais content”, “Allô Maman bobo”, “Sotto le gonne delle ragazze” e al “Baiser” che ci è tanto caro con il suo “Belgio locale”suoi “Dibattiamoci alla francese”suo “Fiera delle fragole” e il suo Adamos che passava…

Da bambino, all’età di 80 anni, Alain Souchon è ancora e sempre. Anche lì non è cambiato. Come se il tempo si fosse fermato in quel giorno maledetto del 1959, quando suo padre biologico fu ucciso sul colpo dal camion che colpì l’auto di famiglia mentre tornava dalle vacanze invernali. Quello che si chiama ancora Alain Édouard Kienast ha solo 14 anni.

Souchon&Voulzy: i due fanno coppia

Profondamente segnato da questa scomparsa che evoca implicitamente nelle sue canzoni, il futuro Alain Souchon si rifugia nel suo mondo fatto di dolce poesia. (Falso) distratto, vero sognatore, la scuola non fa per lui. È stato addirittura licenziato per indisciplina. Non otterrà mai il diploma di maturità. Quindi sarà la canzone, del 1971. Ma anche lì il fallimento è in agguato. Il successo ha evitato i suoi primi tre 45 giri. Avrebbe dovuto aspettare due anni e cambiare casa discografica per farsi un nome. Sarà con “L’amour 1830”, una canzone originariamente scritta per… Frédéric François.

Per caso, è stato nello stesso periodo che ha incrociato la strada di un certo Laurent Voulzy. Il primo gestisce le parole come nessun altro, il secondo è un maestro delle melodie. Ad oggi, la loro collaborazione, prolifica se mai ce ne fu una, rimane piuttosto unica nella canzone francese. Il successo fu immediato con “J’ai dix ans”, la canzone e l’album omonimo. Tuttavia, dovremo aspettare molto, molto tempo prima che i due amici firmino insieme un album insieme. Era il 2014, con Alain Souchon&Laurent Voulzy, ttriplo disco di platino in Francia, record d’oro qui. Il che farà dire a Voulzy: “È buffo che i gruppi – perché ormai siamo un gruppo – si formino al liceo e si sciolgano dopo vent’anni, cantavamo separatamente e poi abbiamo formato un gruppo”.

La società sezionata

Non commettere errori, tuttavia. Non è perché “poetizza” che Alain Souchon non è altro che un fiore blu. Dietro le sue canzoni timide e apparentemente infantili si nasconde la sua visione della società. L’album Solitudine ultramoderna (1988) è esemplare in questo senso. Incontriamo l’ansia del tempo che passa su “La bellezza di Ava Gardner”, questa ricchezza che non porta felicità su “Solitudine ultra moderna” e nemmeno sui “Cadors” che noi “si trova nei posti migliori, nichel”Mentre “per altri è Saint-Maur, Châteauroux Palace, più cielo”

Già acceso Come vuoi, l’album precedente, Souchon – padre, anche i suoi figli esercitano la professione – evocava depressione e suicidio nell’orecchiabile “La ballade de Jim”. Senza dimenticare l’ironico “Voglio la pelle” e questo tuffo in un mondo alla deriva raccontato da “È come vuoi”, titolo in cui si parla del Vietnam, dell’Afghanistan in guerra, di “piccolo nazista moderno”il Ku Klux Klan, la setta della Luna, GreenPeace e i piccoli “pecora sottomessa, docile e senza ribellione”.

“È già tutto”, l’apoteosi

Tutto questo continua in apoteosi È già quello uscito nel 1993, già 31 anni fa! Alain Souchon lava il suo amore in macchina, esprime i suoi “Rimpianti”, dà un’occhiata a “Sotto le gonne delle ragazze” e soprattutto firma un must della canzone francese con “Foule sentimentale”, una diatriba “à la Souchon “contro la società dei consumi. Victoires de la musique per la migliore canzone nel 1994 e canzone degli ultimi vent’anni al 20° Victoires nel 2005, scusate.

Sul suo slancio, il cantante non si lascia andare e libera il povero nome Al confine delle margherite. Perché quando si tratta di testi – e di musica – siamo ben lontani dal volare bassi. Osservatore instancabile del nostro mondo e delle nostre società, Alain Souchon parla di questo pianeta che viene profanato (“Pardon”), dei senzatetto (“Petit pile chute”), degli idoli caduti dai loro piedistalli (“C’ tait lied”) e di ciò che non c’è più (“Riva Sinistra”). Con il climax, sicuramente per noi belgi, “Il bacio” di cui sopra.

Da allora, il parigino non è rimasto con le mani in mano: cinque album in studio e altrettante registrazioni pubbliche. Sempre con questo stesso misto di timidezza e tenerezza che lo fa apparire così fragile. Ma bisogna diffidare delle apparenze… Solido come una roccia, eccolo di nuovo in viaggio, questa volta in compagnia dei suoi figli, Pierre e Charles alias Ours, con quattro tappe belghe in programma: 9 e 10 aprile al Cirque Royal de Bruxelles, l’11 e il 12 al Forum di Liegi. Un ultimo giro prima di riattaccare? Molti la pensano così. Ma con questo mascalzone di Alain Souchon non si può giurare nulla.

Alain Souchon va in tournée con i figli Pierre e Charles, alias Ours: “Escono con le mie canzoni”

-

NEXT Uno spettatore sporge denuncia contro Madonna per “pornografia”