Jeff Buckley, Radiohead… Negli anni ’90, i cantanti che piangevano toccavano il cuore

Jeff Buckley, Radiohead… Negli anni ’90, i cantanti che piangevano toccavano il cuore
Jeff Buckley, Radiohead… Negli anni ’90, i cantanti che piangevano toccavano il cuore
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LA TOP 100 DEGLI ANNI ’90 – All’ombra delle rock star terribili, sporche e cattive, negli anni ’90 è fiorito un modello più delicato, il cui stile depressivo toccato dalla grazia ha sconvolto più di uno.

Il frontman dei Radiohead Thom Yorke nel 1995.

Il frontman dei Radiohead Thom Yorke nel 1995. Foto Gie Knaeps/Getty Images

Di Louis-Julien Nicolaou

Pubblicato il 7 maggio 2024 alle 9:00

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HA In origine, il rock parlava di persone dure e ribelli. Anime in pena, astenetevi, gli unici angeli ammessi dovranno lasciare l’inferno. All’inizio degli anni ’90, questa legge fu richiamata da molte orde selvagge americane. Da una parte la schifezza grunge, Nirvana e Pearl Jam in testa. Dall’altro, le fucine di metalli pesanti, Metallica, Pantera o Nine Inch Nails. Solo voci rauche, gutturali, se non sepolcrali – come quella del glorioso veterano Johnny Cash, poi rimesso in sella dal produttore Rick Rubin.

Ma il rock ha un’altra legge: essendo una musica di ribelli, se ne frega delle leggi. E così un bel giorno del 1994, la voce di un serafino scese dal cielo. Nel nome appropriato Adornare, Jeff Buckley osa usare il falsetto (le famose note alte della “voce di testa”) e scambia volentieri il ruggito con lamentele o singhiozzi. Fan dei Led Zeppelin, prende in prestito i suoi folli melismi da Robert Plant, e da Jimmy Page i suoi accordi strani, dissonanti o orientalizzanti. E, dotato di una bellezza un po’ selvaggia, virile e angelica allo stesso tempo, riprende Hallelujah con un tale fervore che molti credono ancora che la canzone sia sua (e non di Leonard Cohen).

Tuttavia, la sua audacia flautata raggiunge Thom Yorke, con gli occhi socchiusi ma le orecchie spalancate. Già dentro Strisciamento, Yorke e i suoi amici dei Radiohead avevano offerto al nichilismo grunge un’ambientazione meno dura e più pop. Per il cantante inglese la scoperta di Buckley costituisce uno sconvolgimento, come la rivelazione di un doppio ideale d’oltre Atlantico. Inevitabilmente questa influenza pesa, quando arriva il momento di registrare il nuovo disco dei Radiohead, OKComputer. Sarebbe stato rilasciato il 21 maggio 1997, appena otto giorni prima che Buckley annegasse in un affluente del Mississippi.

Depressivo, a tratti agghiacciante ma anche portato da un lirismo e da una rabbia che trascendono ogni idea di sconforto, OKComputer è ornato più volte da cori angelici, così nell’ultima parte del Androide paranoico O Il turista. Questo accompagnamento permette a Yorke di intonare lunghi lamenti su un mondo che rifiuta o che lo rifiuta. La postura potrebbe essere quella di un semplice adolescente che si sente male con se stesso. Ma Yorke mostra sufficiente maturità e sincerità nella disillusione per generare una serie di imitazioni. Travis, Muse e Coldplay, poi Keane, The Veils o Elbow proveranno senza nascondersi troppo a prendere in prestito ricette da Adornare E OKComputer.

Rare saranno però le formazioni capaci di rivendicare questi influssi senza dimostrare, loro malgrado, che la grazia non si apprende, non si acquisisce e non si compra. Tra gli eredi più brillanti del rock malinconico definito da Jeff Buckley e dai Radiohead, gli islandesi dei Sigur Rós si sono affermati da Agætis Byrjun, uscito nel 1999. Ma la migliore continuazione dei Radiohead… saranno i Radiohead che, con molta intelligenza, sapranno sopravvivere OKComputer e continuare a esplorare nuovi orizzonti per il rock.

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