Il DH ha ascoltato “The Tortured Poets Department”, il nuovo album di Taylor Swift: ecco il nostro verdetto

Il DH ha ascoltato “The Tortured Poets Department”, il nuovo album di Taylor Swift: ecco il nostro verdetto
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Sveglia col botto questo venerdì mattina con l’uscita, alle 6 in punto, del nuovo album di Taylor Swift, Il Dipartimento dei Poeti Torturati. È senza dubbio l’evento musicale del giorno, o addirittura dell’anno, molto semplicemente, con l’uscita di Cowboy Carter di Beyoncé il 29 marzo. Prima osservazione: colei che oggi è l’indiscussa regina del pop mondiale può tutto, anche derogare alla regola secondo cui gli album sono disponibili a mezzanotte. In caso di Il Dipartimento dei Poeti Torturatiquindi abbiamo dovuto aspettare fino alle 6 del mattino, con i fan che venivano consegnati in tutto il mondo alla stessa ora.

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Il generoso Taylor Swift

Taylor Swift offre ancora una volta un album copioso, con 16 tracce, con una canzone bonus per ciascuna delle quattro diverse versioni dell’album previste! Sono 65 minuti di musica in formato pop. Ci si chiede quando dorme il cantante 34enne. Ha trovato il tempo per incidere tutto questo tra le ri-registrazioni dei suoi album precedenti – per togliere il tappeto da sotto i piedi a chi ha acquisito, contro la sua volontà, il suo catalogo – e il suo mostruoso tour The Eras che non ha fatto altro sosta in Europa..

Dopo il fenomenale successo di Le Mezzanotte uscito meno di due anni fa, l’attesa era ovviamente enorme da parte dei fan ma anche della critica. Ricordiamo che quando la pop star ha pubblicato la copertina di questo nuovo album su Instagram, la sua pubblicazione è diventata la più veloce a contare un milione di Mi piace nella storia del social network.

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Un album di rottura, il suo marchio di fabbrica

Taylor Swift ha fatto della sua specialità dedicare canzoni alle sue storie d’amore, quelle che finiscono male. Qui dedica un intero album al suo ex. Pensiamo subito all’attore britannico Joe Alwyn con cui ha vissuto per 6 anni. I titoli sembrano indicarlo: “So Long, London”, “I Can Fix Him (No Really I Can) o i sarcastici “The Smallest Man Who Ever Lived” e “I Can Do It With a Broken Heart” di The A proposito, il nome dell’album deriva da un gruppo di discussione, The Tortured Man Club, a cui ha partecipato Joe Alwyn.

Ma il cantante non è secondo a nessuno quando si tratta di condurci a volte lungo sentieri che conducono ad altre realtà. La sua fugace storia d’amore dell’anno scorso con Matty Healy, del gruppo 1975, per esempio. Indubbiamente appare più volte nelle canzoni del disco.

La conferma ascoltando il tutto: questo è davvero un album di rottura. Anche se Taylor Swift ha trovato la fiamma tra le braccia del giocatore di football americano Travis Kelce, vincitore del Super Bowl quest’anno, siamo lontani da “Shake It Off” e dalle altre inarrestabili canzoni pop con cui ci ha già deliziato. Questa volta, la ferita nel cuore si esprime attraverso canzoni mid-tempo e malinconiche.

Non c’è meteorite in questo undicesimo album in studio della nativa della Pennsylvania come “Flowers” ​​pubblicato da Miley Cyrus lo scorso anno, sempre sul tema delle rotture. Bisogna aspettare la fine del disco per avere un ritmo più alto con la canzone “Iomi” nella quale si sente ridere il cantante. Ma dalla traccia successiva si ritorna a questa malinconia ambient con “I Can Do It With a Broken Heart” e questo grido che chiude la canzone: “I’m so inhappy and no one know it”.

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Post Malone e Florence + The Machine

Il Dipartimento dei Poeti Torturati offre due collaborazioni. La prima apre l’album con la presenza di Post Malone (“Fornight”), di cui Taylor Swift dice di essere una grande fan. La seconda dà vita ad uno dei grandi momenti di questo disco con un’orchestrazione impressionante del ritornello, ovvero la canzone “Florida!!!”, nella quale è accompagnata da Florence + The Machine. In entrambi i casi, sembra che questi ospiti stiano servendo Taylor Swift, nessuno dei quali tira la copertina.

Un disco di rottura quindi, senza un successo inarrestabile, ma un album notevole nel corso del quale la cantante dimostra di padroneggiare perfettamente anche il registro malinconico. Tuttavia, non crederci Il Dipartimento dei Poeti Torturati è triste dall’inizio alla fine. Ascoltando certi testi, ci dilettiamo per l’umorismo, a volte per l’autoironia – come in “But Daddy I Love Him” – e per le frecce che Taylor Swift scaglia contro coloro che la feriscono. Questo è anche il segno dei grandi.

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L’album della maturità

Non è esagerato dirlo Il Dipartimento dei Poeti Torturati è l’album di formazione di Taylor Swift. Mentre frantuma disco dopo disco – mentre scriviamo, venerdì mattina, i server di Spotify hanno retto, a differenza di quanto accaduto per l’uscita di Le Mezzanotte…ma per quanto ancora? – e trionfa su scala globale con il suo tour The Eras, la pop star americana osa un disco profondo. Una scommessa audace ma vincente. Può essere ascoltato nel suo insieme, cosa diventata sempre più rara in quest’epoca di re dei singoli coronati dalle piattaforme di streaming.

Quando ascolti non ti annoi mai. Ci immergiamo allegramente nei racconti della cantante, nei colpi di scena delle sue storie d’amore che finiscono… male ma dalle quali lei esce ogni volta più forte. Cominciamo a pensare che scriveremmo la stessa cosa quando avessimo attraversato stati d’animo identici ai nostri. Più che mai, Taylor Swift, nonostante il gigantismo che è diventata come artista, sembra rimanere la ragazza della porta accanto, la vicina di casa accessibile come il primo giorno. Anche questa non è cosa da poco.

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