È tempo di fare il punto. Come ogni anno da tre anni, Parliamo della MotoGP si sta lanciando in un’impresa piuttosto importante: fare il bilancio di ciascun pilota al termine della stagione 2024, oggi è il turno di Jorge Martin. Per buona parte dell’inverno ripercorreremo la classifica al contrario, fino a parlare nel dettaglio del percorso da campione del mondo. Sei pronto? Eccoci qui!
Ieri siamo tornati al caso di Pecco Bagnaia; clicca qui per trovare l’articolo corrispondente.
Non solo regolare
Chi può dire che Jorge Martin abbia avuto una brutta stagione 2024? Solo il fatto di essere titolato in una squadra satellite rende il suo anno assolutamente storico, questo è ovvio. Questo è il punto da cui vorrei iniziare: il “Martinator” ha compiuto un’impresa, niente di meno. Ho potuto, il giorno dopo la sua incoronazione, affermare che forse non aveva avuto una campagna migliore di quella del 2023dove era, è vero, per molti aspetti più vicino a Bagnaia. Ma la storia ha la precedenza su questa analisi. Se dovessimo riassumere il suo epico viaggio in una parola, “regolarità” potrebbe essere appropriata.
Nella storia. Foto: Michelin Motorsport
Jorge Martin è stato assolutamente clinico tutto l’anno. Se escludiamo questo Gran Premio di San Marino sul bagnato, dove si è fermato ai box per niente, non ha mai concluso una gara oltre il quarto posto, lo sapete. Sì, aveva la moto migliore, ma da un lato era la stessa del suo rivale, e questo non toglie nulla a questa impresa. Ogni volta che le luci si spegnevano,
Martin era nella mischia, potevamo aspettarcelo. Tralasciamo questo famoso GP di Misano e le sue cadute, ha concluso un solo Gran Premio fuori dal podio, negli Stati Uniti.
Io sostengo che Pecco Bagnaia si è autoaffondato, e
lo si potrebbe vedere come una sorta di attacco a Jorge. Per me l’italiano aveva le chiavi del titolo ma le ha perse. Martin ha il merito di essersi messo nelle condizioni di battere Pecco se avesse fatto i conti con la sua filosofia, il suo modo di correre. E questo è quello che è successo. Martin forse non ha sconfitto Bagnaia perché è Martin o perché ha fatto una prestazione eccezionalmente buona – almeno meno dell’anno scorso – ma perché è rimasto sulle ruote e, soprattutto, non ha mai allentato la pressione.
Per quanto riguarda la regolarità, molti lo hanno criticato per essere caduto nei momenti critici. Quanto a Bagnaia – pilota con il quale condivide una nuova mentalità –, Martin cade spesso dalla testa perché è sempre in testa. E quest’anno, nonostante ciò che hanno detto molti osservatori, molto raramente ha ceduto. C’è stato un incidente a Jerez, ok, quel passo falso in Germania, ovviamente, così come due grossi errori nello Sprint, in Italia e Indonesia. Ma in fondo, niente di così grave, e niente di paragonabile a Bagnaia, nonostante quest’ultimo non sia più sensibile alle pressioni.
Va però sottolineato che non è solo una questione di coerenza. Per battere Bagnaia non basta fare il droghiere. Certo, ha solo tre vittorie, ed è stato forse meno incisivo, meno acuto rispetto al 2023. Ma è rimasto comunque un veleno in qualifica, capace, tra le altre cose, di sorpassi di gran classe. Martin non è stato il più veloce, ma ciò non significa che abbia fatto affidamento solo sulla sua costanza.
Anche a Barcellona era davanti, spregiudicato. Foto: Michelin Motorsport
Un tour de force mentale
Un po’ come ho accennato nella mia analisi dopo il Gran Premio della Solidarietà di Barcellona, mi sembra che la vittoria più grande di Martin non sia questo titolo, acquisito contro un avversario più forte. Aver fatto meglio dell’anno scorso è ancora più grande. Alla fine del 2023, potremmo legittimamente pensare che la sua unica possibilità di lottare per una corona fosse ormai alle spalle, e che forse non si sarebbe mai più verificata. In primo luogo perché Bagnaia non era stato dominante come in questa stagione negli eventi, e in secondo luogo perché il piccolo divario che li separava a Valencia sembrava enorme. Martin era vicino, ma finora. Eppure, a soli 26 anni, è riuscito a superare questa delusione, per tornare ancora più forte, mentalmente, in un anno scosso dalle voci di mercato; il che, peraltro, non andò a suo favore.
Riesci a immaginare quanto sia difficile dire a te stesso, dopo una sconfitta, che l’anno trascorso si è concluso con un fallimento e che devi mobilitarti per altre venti gare, ma impegnandoti di più? È per questo motivo che questo titolo mondiale è ben meritato.
E’ un grande campione?
Come ripeto spesso, non tutti i titoli sono uguali, ed non tutte le vittorie sono uguali. Questa è la dura legge del tempo. Alcuni campioni sono più grandi di altri, è così. Dove dovrebbe essere collocato Jorge Martin nella storia? Non sto parlando, qui, della qualità della sua stagione, ma piuttosto dell’impronta che lascerà da vincitore incoronato. Per paragonarlo ad altri campioni recenti, direi che non è ancora al livello di Bagnaia, che ne ha due, ma che ha superato Fabio Quartararo per esempio. Ho trovato la sua stagione più completa, più sorprendente. Inutile citare Joan Mir, per rispetto. È più grande di Kenny Roberts Jr. e Nicky Hayden, anche se battere Valentino Rossi non è da tutti. In una classifica di tutti i tempi, direi che non è lontano da un Kevin Schwantz, per esempio. Anche se… c’è un vero dibattito! Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti, ma è molto difficile.
Conclusione
Ovviamente Martin è un grande campione, che può essere paragonato ad antiche leggende. Questa stagione ha celebrato la sua resilienza, la sua mancanza di paura al volante. Fino alla fine non si è arreso, prendendosi anche tutti i rischi in Malesia, quando avrebbe potuto, se avesse voluto, lasciare che Bagnaia andasse in rovina. Martin è alto, e il suo buon umore, anche se poco utili allo “show MotoGP” che mi sta tanto a cuore, è più che rispettabile.
Questa è la fine di questa retrospettiva della stagione 2024 di tutti i piloti compresi i sostituti! Non preoccupatevi, le analisi non si fermeranno e molto presto guarderemo a questa incredibile stagione 2025 che ci aspetta.
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Si ricorda che questo articolo riflette solo il pensiero del suo autore e non dell’intera redazione.
Proprio sul bersaglio. Foto: Michelin Motorsport
Foto di copertina: Michelin Motorsport