Non poteva mancare la notizia che potrebbe spostare gli equilibri in griglia: la Honda cambierà direttore tecnico a fine anno, e per la prima volta l’incarico di alta responsabilità non sarà affidato a un giapponese in MotoGP. È un vero e proprio tsunami, che non fa altro che confermare l’europeizzazione del nostro sport. Cosa ne pensi? Come si evolverà l’azienda dalle ali dorate e, soprattutto, potrà ritrovare il suo antico splendore? Eccoci qui per una piccola analisi.
Un accento italiano
Quando diciamo che la MotoGP si sta rivolgendo sempre più verso il vecchio continente, in realtà si parla di Spagna e Italia. Dalla Spagna per i piloti, che arrivano numerosi, senza sosta, dall’Italia per le moto e i migliori ingegneri. Il caso di Romano Albesiano è piuttosto interessante, perché quest’uomo nell’ombra è l’incarnazione stessa di questa nuova ondata.
È sopravvissuto solo Maverick Vinales, e anche lui stesso non sa come sia riuscito a qualificare la sua Aprilia in prima fila. Foto: Michelin Motorsport
Albesiano, da più di dieci anni una delle figure più importanti del programma Aprilia, ha contribuito all’ascesa dell’azienda di Noale. Ciò è stato fatto in due fasi. Prima gli esordi sotto l’egida del team Gresini, con successi misurati, e poi, dal 2022, l’emancipazione del marchio. I successi sono arrivati in quel momento. Oggi la RS-GP ha raggiunto il soffitto di cristallo. Non progredisce più e, soprattutto, non riesce più a tenere il passo della Ducati Desmosedici GP24, che comunque teneva sotto controllo ad inizio stagione. È in questo contesto che Albesiano lascia per approdare alla Honda. Come la Yamaha prima di loro con Max Bartolini (ex dirigente della Ducati), hanno relegato la loro mente giapponese Ken Kawauchi nel test team.
È una buona decisione? Secondo me sì, ovviamente. Dobbiamo metterci al passo e la Honda è troppo lontana per permettersi di perdere un altro anno, soprattutto perché dobbiamo preparare il 2027 con la massima attenzione. Questa europeizzazione si è rivelata infruttuosa con Kalex, ma l’assunzione di un nuovo direttore tecnico è l’ideale per portare una boccata d’aria fresca. Guardate cosa è riuscito a fare Gigi Dall’Igna con la Ducati. Da quello che dicono i professionisti, Albesiano è uno dei migliori, quindi è sicuramente una buona scelta.
Pazienza
Attenzione: come per Dall’Igna, ci vorrà tempo. Ricordiamo che il genio dal sopracciglio è arrivato in Ducati nel 2013, e solo nel 2018, 2019 o addirittura 2020 la Desmosedici è diventata la migliore moto sulla griglia. Certo, la Honda dispone di risorse colossali, ma la discesa agli inferi dell’istituzione giapponese dimostra che non è tutto. L’importante è avere una direzione, un progetto, guidato da truppe determinate. Ciò comporta anche il reclutamento di piloti capaci, altro argomento problematicosempre secondo me.
Questo tempo di attesa potrebbe essere ridotto dal contesto: dall’introduzione dell’ECU unico nel 2016, è “più facile” essere molto competitivi in tempi rapidi. KTM e Suzuki sono due ottimi esempi. Inoltre, le nuove norme che appariranno tra tre anni contribuiranno senza dubbio a livellare il terreno di gioco, almeno questo è ciò che speriamo.
Questo modello non è necessariamente vero su scala storica..
Ultimo punto che vi convincerà a non darvi fuoco. Come ha giustamente sottolineato Johann Zarco, Romano Albesiano arriva da solo. Il box Honda non inizierà a cantare i classici italiani dal nulla. L’ingaggio di Albesiano deve essere visto come un punto di partenza, un vero rinnovamento, l’inizio di una nuova era. Anche la defezione della Repsol per gli anni a venire va in questa direzione. Se si tratta di fare “come gli altri” e l’italiano non riesce a realizzare il suo piano, non ne vedo il motivo.
Johann Zarco è una pietra miliare di questo progetto. La sua opinione era piuttosto riservata, ha senza dubbio ragione. Foto: Michelin Motorsport
Per avere successo, la Honda non deve solo europeizzarsi, ma anche “de-giapponesizzarsi”.. Ed è molto triste.
Danno
Potrebbe essere un vero episodio di Parliamo della MotoGP
senza l’ennesimo lamento nostalgico? Mi dispiace essere prigioniero della mia immaginazione romanzata, ma trovo così triste che la Honda sia costretta a rinnegare le sue origini. Come ho detto sopra, non contesto la rilevanza di questa decisione, è positiva a tutti i livelli. Del resto nel paddock su questo argomento sono tutti unanimi.
Trovo semplicemente che sia un peccato assistere alla caduta di un Paese, perché la Honda è il Giappone, molto più della Yamaha. Culturalmente è molto più forte nell’arcipelago giapponese. E poi la Yamaha, nella sua storia nei Gran Premi, aveva già invitato le élite europee e americane a guidare il suo programma. Ma con la Honda è diverso; non chiedermi perché, è solo una sensazione.
Questa decisione, anche se porta cose positive, non fa che confermare la mia analisi sulla situazione in Giappone che avevo pubblicato all’inizio della stagione 2023. Vi invito a cliccare qui per trovarlo, non è invecchiato neanche un po’.
Sono curioso di sapere cosa ne pensi della situazione…
e perché no, dal mio giornale – nei commenti!
Si ricorda che questo articolo riflette solo il pensiero del suo autore e non dell’intera redazione.
Aleix Espargaro, che partirà per la Honda, è molto contento di questa notizia, per il suo futuro datore di lavoro, ma anche per l’Aprilia. Foto: Michelin Motorsport
Foto di copertina: Michelin Motorsport