L’ex allenatore del Man United suggerisce che i giocatori vogliono “più passione” da Erik ten Hag

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L’ex allenatore del Man United suggerisce che i giocatori vogliono “più passione” da Erik ten Hag

L’ex allenatore del Manchester United Benni McCarthy ha messo in dubbio la “passione” di Erik ten Hag mentre discuteva del modo in cui il tattico olandese sembra aver lottato durante il suo periodo in carica all’Old Trafford.

Ten Hag ha fatto un lavoro impressionante durante la sua permanenza nell’ex club dell’Ajax, e mentre McCarthy ritiene di avere chiaramente una grande esperienza tattica, non sembra così convinto, avendo trascorso un po’ di tempo lavorando al suo fianco al Man Utd, di avere il fuoco per il lavoro.

McCarthy, che nella sua carriera ha giocato per il Porto e per la nazionale sudafricana prima di dedicarsi all’allenatore, sa chiaramente un paio di cose sul lavorare con grandi allenatori, ed è interessante vederlo fare luce su Ten Hag e sui punti di forza e di debolezza di come svolge il suo lavoro.

È probabile che Ten Hag senta la pressione allo United in questo momento, con una svolta nei risultati necessaria rapidamente se vuole sopravvivere nella sua posizione.

Erik ten Hag ha faticato molto al Man United. (Foto di Carl Recine/Getty Images)

Forse il 54enne può ancora far capire il suo punto di vista a questi giocatori e migliorare le cose, ma le citazioni di McCarthy sulla sua mancanza di passione e fuoco forse indicano che questo è un grosso problema quando si tratta di riuscire a motivare questa squadra.

La mancanza di passione di Ten Hag preoccupa lo United, dice l’ex allenatore

“Nel calcio moderno, credo che i giocatori vogliano vedere un po’ più di passione nel loro allenatore”, ha detto McCarthy al Telegraph.

“Hanno bisogno di sentire che l’allenatore è con loro e disposto a lottare al loro fianco. Tatticamente sento che Erik è al top. Gli manca un po’ di quel fuoco, di quella passione. È qui che differiamo, io e lui.

“Voglio essere al suo livello in termini di maestria tattica. Penso che la mia più grande forza sia l’empatia che creo con i giocatori e che permette loro di giocare ad un livello che unisce passione, determinazione e voglia. È così che si vincono le partite, soprattutto quelle più impegnative.

“Questa è la differenza: quel fuoco che sento dentro di me, quella fame che ho. Erik è più conservatore. Dà tutte le informazioni ai giocatori e poi si aspetta che si conformino in campo.

“A volte non vedevo in lui quella passione di cui parlavo. Ha una personalità diversa, un profilo diverso. Penso che quella sia stata una delle difficoltà che la squadra e i giocatori hanno incontrato”.

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